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Zoe Tavarelli, Martina di Io ti cercherò: ‘Oltre la macchina da presa, il vuoto’ (INTERVISTA)
Intervista a Zoe Tavarelli, protagonista della nuova fiction Rai Io ti cercherò nel ruolo di Martina: cresciuta sul set e…
Intervista a Zoe Tavarelli, protagonista della nuova fiction Rai Io ti cercherò nel ruolo di Martina: cresciuta sul set e nata per recitare.
“Se guardavo al futuro, c’era il set e tutto il resto era buio. È stato come se crescere lì mi avesse dato questa illuminazione. Vorrei costantemente essere davanti alla macchina da presa”. Così, con l’entusiasmo che nel lavoro continua ad accompagnarla sin da bambina, Zoe Tavarelli definisce la sua vocazione di attrice. Una vocazione che è anche “questione di famiglia”: la madre è la scenografa Francesca Bocca, il padre il regista Gianluca Maria Tavarelli (quello del Giovane Montalbano, per intendersi).
Entra nel nostro gruppo WhatsApp per esser sempre aggiornato su serie tv e cinemaProprio sotto la direzione di papà, Zoe ha mosso i suoi primi passi nel mondo del grande e del piccolo schermo, prima di esporsi ai riflettori da sola.
Formazione teatrale, studi più tecnici in America, oggi Zoe Tavarelli ha le spalle sufficientemente coperte per avventurarsi nel suo primo vero debutto in una serie TV su Rai 1. Sarà Martina, una giovanissima “vedova” alla ricerca della verità sulla morte del fidanzato, nella fiction in quattro serate Io ti cercherò che, da lunedì 5 ottobre, la vedrà recitare accanto ad Alessandro Gassman e Maya Sansa.
Martina è animata da un ottimismo travolgente e da un’incomparabile fiducia negli altri. Sconvolta dal suicidio di Ettore, è tra le prime a non credere possibile che il ragazzo si sia tolto la vita.
Così, con la complicità del padre di lui Valerio e dell’ispettrice Sara, proverà a ricostruire come sono andate veramente le cose. Accantonare il lutto e ritrovare la lucidità non sarà semplice. Ma il suo contributo si rivelerà essenziale, tanto alla verità quanto a ricucire il complicato rapporto padre-figlio.
A poche ore dalla prima puntata, abbiamo sentito Zoe Tavarelli per un bilancio di questa esperienza, e per saperne di più su Martina, ma anche su di lei.
Intervista a Zoe Tavarelli: verso Io ti cercherò
Come ti senti a ridosso del debutto?
“L’unica parola che mi balena in testa è: ANSIA (ride, ndr). Scherzi a parte, è un bellissimo traguardo essere arrivata su Rai 1 con un prodotto così bello, con un ruolo così duro, così drammatico e stimolante. Sono contenta da morire e molto emozionata, perché il mio è un ruolo molto emotivo, e l’emozione è sempre molto soggettiva, perciò spero di averla trasmessa al pubblico. Ma questo lo vedrò solo dopo l’uscita della serie”.
Come hai ottenuto il ruolo di Martina?
“Ho fatto tutti i provini che c’erano da fare: il primo, il ‘call back’, le riunioni in Rai, e finalmente hanno deciso che Martina sarei stata io. Avevo letto la sceneggiatura, e devo dire di essermi commossa. Leggendo un testo così ben scritto e reale, era davvero difficile non capire che ci fosse qualcosa di bello, qualcosa di importante. Anche un cambiamento… Io ti cercherò sarà una serie molto diversa da quelle che abbiamo sempre visto su Rai 1, e proprio perché si tratta di una novità è anche un azzardo. È bellissimo far parte di questo cambiamento, anche se la cosa mette ancora più ansia“.
Tutto sul personaggio di Martina
Cosa ti ha conquistato del tuo personaggio?
“Di Martina mi sono innamorata. Nella sceneggiatura c’era tanto di me e tanto di quel che vorrei essere: una combinazione delle due cose. Abbiamo un modo molto simile di affrontare il dolore. Mi sono rivista tanto in lei, nel suo sbattere la testa per cercare di capire cosa sia successo, quasi non volendo accettare e anzi lottando imperterrita. Poi ci sono tanti lati di Martina che vorrei avere: è una persona solare, vede sempre il bello negli altri. Caratterialmente invece io non sono così solare, sono più introspettiva, ho un lato più cupo.
“Ma soprattutto Martina è una persona impegnata, vuole cambiare il mondo con l’uomo che ama. E lo fa, passo per passo. Noi tutti cerchiamo di metterci del nostro per fare del bene, ma alla fine siamo sempre sopraffatti dal quotidiano. Invece lei riesce a mettersi in prima linea, e io ammiro quelli che lo fanno. Nella serie, per esempio, Martina ed Ettore vanno a Lampedusa ad aiutare uno sbarco di migranti”.
Hai mai fatto volontariato come lei?
“Sì, ma non a quei livelli. Quello che fanno lei ed Ettore è una cosa meravigliosa, bisognerebbe farlo più spesso. Ma alla fine restiamo incastrati in altre cose, e non c’è abbastanza tempo. Chi invece nella vita decide di dedicarsi agli altri, chi non lo fa come hobby e non smette finché non è un mondo migliore, per me sta un passo avanti”.
Lavorare “in famiglia”: Zoe e Gianluca Maria Tavarelli
Spesso si dice che per gli attori il regista sia come un padre. Nel tuo caso questa identità è totale. Com’è stato tornare a lavorare con papà, e come si comporta con te sul set? Fa più il genitore o il regista?
“Ha trovato un equilibrio suo che funziona molto bene, nel senso che non mi tratta né più né meno di tutti gli altri. Non si accanisce su di me, né me le fa passare per buone. Per me è stata una sfida, perché anche se lavoriamo professionalmente insieme e sul set non ci diciamo niente oltre questioni di lavoro, resta comunque mio papà, perciò c’è l’istinto di renderlo fiero. Tutti hanno le loro pressioni, ma il fatto che uno dei giudici del mio lavoro sia proprio lui mi rende più ansiosa.
“Il fatto è che io sono passata da essere la ragazzina che porta i caffè a stare io stessa sotto i riflettori, per cui cerco anche l’approvazione di una troupe che mi ha visto crescere. In più, non trascurerei che essendo la figlia del regista, mi sento sempre in dovere di dare un po’ più degli altri, per provare che quel sottofondo di raccomandazione a cui tutti pensano non esiste”.
Vi è mai capitato di portarvi “il lavoro a casa”?
“Sempre, anche perché nei quattro mesi in cui abbiamo girato a Roma, vivevamo insieme. Per cui si parlava a lavoro di lavoro, e a casa di lavoro. In maniera bella, però. Abbiamo un rapporto molto costruttivo su questo, quindi ne parlavamo da pari. Tanto più che papà è uno che dà molto spazio agli attori, ascolta molto e cambia anche la storia se un attore ha ragione di pensare che così non vada”.
Il resto del cast e i personaggi della storia
Con chi dei tuoi colleghi ti sei trovata più a tuo agio?
“So che si dice spesso e sembra quasi un luogo comune, ma in questo caso il cast è stato professionalissimo e altruista. C’erano bravissimi attori, ma anche bravissime persone. Il che non è sempre scontato. Talvolta i bravi attori non sono disponibili ad aiutarti, invece stavolta è stato proprio il contrario. Era una sinfonia in cui ognuno suonava la sua nota. Ci siamo trovati molto bene insieme, seppur mettendo in scena un tema come il lutto. Da Alessandro Gassman a Maya Sansa, hanno fatto tutti un lavoro sopraffino di verità, descrivendo la vita vera. Tutti cercavano di aiutarsi l’un l’altro, di metterti a tuo agio. Ho apprezzato molto che nessuno, malgrado per me fosse il primo ruolo importante, mi abbia fatto sentire inferiore o da meno. E questo alla fine è proprio ciò che ti fa recitare bene”.
Da una lettura superficiale della storia, sembrerebbe che Io ti cercherò sia una serie prettamente maschile. Questa lettura ti convince?
“In realtà la storia è molto corale. Ovviamente c’è il personaggio di Alessandro che è il protagonista, ma insieme a quello di Maya. I personaggi femminili sono l’innesco, e senza di loro la serie non potrebbe partire. Martina, Sara… sono le prime a vedere che qualcosa non va e mettere in moto il giallo trainante. Non sono personaggi di contorno, perché influirebbero meno di quanto accade. Così Valerio riscopre il figlio anche grazie a Martina, ai ricordi che lei conserva e alla compagnia, all’aiuto e all’indagine con Sara. Anche il lutto, che pure è sulle spalle del padre, è molto condiviso, con l’ex moglie e gli altri personaggi femminili. Per fortuna ci siamo anche noi donne!”.
Formazione ed esperienze
Le esperienze che hai avuto all’estero ti sono tornate utili?
“Sempre, perché la formazione è qualcosa che ti porti dietro. A livello tecnico, mi ha aiutato soprattutto nel piangere, nel trovare la forza per il discorso al funerale. Martina è un personaggio a metà, rotto, in lutto. La preparazione psicologica che c’è dietro è stata molto stimolante, e l’America in questo mi ha molto aiutato. Ho sentito di potercela fare a sopportare queste scene grazie al lavoro che ho fatto prima. Sennò non avrei saputo dove sbattere la testa: o piangi e fai commuovere, o niente…”
Nel preparare la vostra parte eravate assistiti da un coach?
“No, ognuno ha lavorato con il proprio metodo, anche se naturalmente poi ci siamo confrontati tra noi attori e con papà. Ma è andata bene, perché mettendoli insieme erano tutti lavori che funzionavano”.
Hai esordito praticamente in fasce. Com’è cambiato il tuo sguardo sul mondo dello spettacolo?
“Sono cresciuta sui set. Finivo le elementari, e mi portavano sul set dove facevo i compiti davanti al monitor. È un ambiente che conosco come il parco giochi e casa mia, è un luogo familiare. All’inizio era un gioco, perché lo guardavo con gli occhi di bambina.
“Quando si girava e dovevamo fare silenzio, andavo da chiunque parlasse a fare ‘Shhh! Zitti che mio papà sta girando!’. Lo dicevo a tutti, perfino al bar di fronte! Dopo quello sono stata la portatrice di caffè su tutto il set, lo trovavo incredibilmente divertente e non so nemmeno come sia possibile!
“Poi, gradualmente, mi sono resa conto di come recitare fosse l’unica cosa in cui mi potessi vedere. Se guardavo al mio futuro, era quello e tutto il resto era buio. Avessi dovuto scegliere qualcos’altro, non avrei saputo dove andare, cosa fare. È come se crescere lì mi avesse dato questa illuminazione, come di appartenerci. Piano piano ho capito ch’era quello che volevo fare, e mi sono innamorata del mondo del cinema. Vorrei costantemente essere davanti alla macchina da presa!”.
Zoe Tavarelli: tra cinema, teatro e… l’America
E preferisci più il cinema e la televisione, o il teatro?
“Sono due cose completamente diverse, ma adesso sono più attratta dal cinema e dalla TV perché sono ancora insicura. Non vivo benissimo il pre-spettacolo, il fatto che, se sbagli, sei davanti a tutti… Penso che il momento degli applausi a fine spettacolo sia una delle emozioni più belle che esistano sulla terra, però il ‘pre’, per me, è molto stressante. Non sono ancora così sciolta da fregarmene. Sicuramente tornerò a fare teatro appena ne avrò l’occasione, ma la sensazione che mi dà la macchina da presa è proprio adrenalina pura, qualcosa d’inebriante.
“In più penso che il cinema e la televisione, rispetto al teatro dove un testo viene replicato più volte, ti consentano di dar vita a personaggi unici, che quando li fai non potevi che essere tu. E quella è un aspetto bellissima”.
Hai intenzione di tornare a lavorare anche negli Stati Uniti, o pensi che dopo Io ti cercherò resterai in Italia?
“Dovevo già tornarci, ma a causa del Covid ancora non ho potuto. Potendo il mio lavoro permettermi di fare la spola, comunque, penso che continuerò a tenere i piedi in due staffe”.
La pandemia ha rivoluzionato il mondo dell’intrattenimento. Quali contraccolpi ti hanno impressionato di più?
“Siamo stati il primo settore a fermarsi e l’ultimo a ripartire. È stata una botta veramente grossa, anche per le implicazioni che tutto questo ha comportato. È molto difficile ripartire, l’epidemia ha tagliato le gambe al cinema indipendente. Se una produzione non se lo può permettere, è molto difficile seguire tutti i protocolli che sono molto, molto rigidi. Com’è giusto che sia, per tutelare la salute di tutti, ma col risvolto della medaglia che il Covid ha ostacolato la realizzazione di tanti progetti che non potranno venire alla luce, se non probabilmente in futuro”.
Io ti cercherò è già disponibile per la prima puntata (episodio 1 e 2) su RaiPlay. Il debutto il TV è invece previsto per lunedì 5 ottobre 2020 alle 21.25 su Rai 1.