Twin Peaks 3×01-05: dalla nebbia della città riemerge solo David Lynch
La nostra recensione dei primi cinque episodi di Twin Peaks 3: un’esperienza nella mente del regista, un trip irripetibile che…
La nostra recensione dei primi cinque episodi di Twin Peaks 3: un’esperienza nella mente del regista, un trip irripetibile che alletta e smarrisce.
Riallacciare rapporti non è mai facile, perché la confidenza faticosamente acquisita si smarrisce nell’attesa che si presenti l’occasione di un nuovo incontro. Allo stesso modo, riprendere in mano un vecchio libro che avevamo lasciato a metà può persino destare perplessità su ciò che in passato ci aveva veramente colpito. Un po’ lo stesso sta accadendo agli spettatori precipitatisi nell’avventura della terza stagione di Twin Peaks, concepita dopo ben venticinque anni dalle prime due, e con risultati – almeno per il momento – sostanzialmente differenti. Quel che emerge dai primi episodi andati in onda su Showtime e in simultanea su Sky Atlantic, oggettivamente parlando, è in massima misura la personalità, lo spirito e la mente visionaria di David Lynch.
Entra nel nostro gruppo WhatsApp per esser sempre aggiornato su serie tv e cinemaIl regista e autore della serie ha infatti acuito i tratti tipici del suo cinema, che nelle due stagioni originarie si celavano e dietro un talento non ancora del tutto cosciente, e sotto la mistura di ingredienti narrativi provenienti da generi diversi. Quest’ultima in special modo aveva costituito il vero pregio di Twin Peaks, rendendola perciò originale e degna di attenzione. Oggi, quella cittadina immaginaria è ancora sede di distorsioni, stonature, e di un universo di volti e individui alienati, ma alcuni germi di essa sembra siano trascesi contaminando il mondo che ci è più familiare.
Cosa è cambiato nella Twin Peaks di David Lynch? I pro e i contro del revival.
Che cosa stia veramente accadendo nelle diverse località viste dal primo al quinto episodio, non è ancora dato saperlo, e non solo perché la perspicuità non è mai stata di David Lynch, ma anche poiché l’attuale tranche di episodi messi in onda appare come un labirintico preambolo panoramico dopo il quale logica imporrebbe che la prospettiva si riducesse alla sola Twin Peaks. Tra doppi e pure tripli, brutali assassinii e un’umanità desolante, lo smarrimento di Cooper-Dougie è conforme a quello di noi stessi, che brancolando nel buio ci orientiamo soltanto attraverso i pochi volti noti dalle prime due stagioni, comparsi però ad uno ad uno con centellinata generosità degli autori.
I lunghi piani sequenza, la gestualità esasperata, i dialoghi surreali e la corrispondenza tra tempo scenico e tempo reale, rappresentano d’altronde la topica più peculiare del cinema di Lynch, una firma apposta stavolta senza esitazione su quello che – a detta del regista – potrebbe persino rivelarsi il suo ultimo lavoro. E’ per questa ragione che, malgrado non si possa dire che la terza stagione di Twin Peaks abbia finora accondisceso alla nostalgia del pubblico, ci sentiamo comunque di raccomandarne la visione, che ha ancora i contorni di un’esperienza irripetibile.