L’editoriale di Ciak Generation in edicola questo mese sul magazine Ciak. Un approfondimento sulla distopia, genere che ha reso da Westworld a The Handmaid’s Tale show di grande successo.

E’ in edicola anche questo mese l’editoriale di Ciak Generation pubblicato sul nuovo numero del magazine di cinema Ciak. Prendendo spunto da alcune delle principali serie TV del momento abbiamo cercato di ricostruire le radici di successi come Westworld o The Handmaid’s Tale, e le abbiamo individuate nella distopia. Questo termine definisce un tempo solitamente indeterminato nel futuro, nel quale a farla da padrona sono angoscia e criticità. Perché simili atmosfere piacciono sempre di più al pubblico degli show televisivi? Ecco il nostro punto di vista.

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Oltre la distopia: come si spiega il genere attualmente più in voga tra le serie TV

“C’è una ragione meno scontata di quanto si creda dietro ogni scelta editoriale, quindi anche dietro ogni palinsesto. Gran parte delle serie TV che negli ultimi anni hanno avuto la forza d’imporsi sulla concorrenza orientano verso la distopia.

Dal greco dys e topos, che letteralmente significa ‘luogo ostile’, il termine indica il contrario dell’utopia, che per parte sua rappresenta un ‘non-luogo’ ideale presumibilmente irraggiungibile.

Ora, quello della distopia non è certo un motivo nuovo alla letteratura, in cui anzi è forse avvertito, per restare entro gli stessi confini del topos, come un luogo comune. Tuttavia esso conosce solo oggi la sua più conclamata fortuna come genere di intrattenimento televisivo. Serve perciò a questo punto chiedersi perché. Cioè se si tratti dell’ennesimo impulso all’evasione in mondi strutturalmente ribaltati dal nostro, o se esistano giustificazioni profonde che non lo rendano un gusto fine a se stesso.

Serie TV come The Handmaid’s Tale, Westworld o Black Mirror potrebbero limitarsi a letture semplicistiche tutte accomunate dalla (puerile) domanda “cosa accadrebbe se”. Nel caso della prima, se un regime autocratico ripristinasse vecchie gerarchizzazioni di genere. Della seconda e della terza se la tecnologia prendesse il sopravvento culturalmente o fisicamente su chi l’ha creata.

Ci sembra però che dietro ciò ci sia molto di più. Vale a dire il riflesso di pressioni sociali negli ultimi anni avvertite in modo sempre più stringente dall’opinione pubblica. La discriminazione e gli abusi esponenziali verso le donne o l’uso alienante e mentalmente stancante degli smartphone sono solo alcuni dei temi soggiacenti agli ammonimenti di tali proposte d’intrattenimento. Le quali, progredendo dalle vacue comedy degli anni Sessanta o dalle frivole soap anni Ottanta hanno dunque restituito e ampliato la funzione edificante del mezzo televisivo”.