Per qualcuno ha significato un’ulteriore piacevole sorpresa che addolcisce in parte il dispiacere di non poter rivedere a breve le Pretty Little Liars, ma per altri accorgersi di ciò mette in discussione il proprio giudizio a proposito di un finale altrimenti discutibile e superficiale, giacché per la prima volta nell’intero suo arco la serie ha rivelato una pianificazione aprioristica da parte degli autori: un’impalcatura pregressa, un disegno ponderato e sul quale, oggettivamente parlando, ogni tratto trova la sua giustificazione. Un evento del genere, oltre che eccezionale, contribuisce poi a frustrare di più lo spettatore affezionato, che sebbene non abbia digerito completamente come il cerchio narrativo si sia chiuso, non riesce stavolta ad appellarsi alla consueta approssimazione di Marlene King nel ricamare le sue bizzarre storyline ed è costretto invece a prendere atto di un intreccio finalmente all’altezza delle prime stagioni.

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