Matteo Martari, il ritorno su Rai Uno è all’insegna del thriller con Brennero (INTERVISTA)
Matteo Martari è l’impulsivo ispettore Paolo Costa in Brennero, la serie crime che segna il suo ritorno su Rai Uno: la nostra intervista
La nostra intervista a Matteo Martari
Matteo Martari è pronto a fare il suo ritorno sulla prima rete della tv di Stato con un’avvincente thriller che terrà i telespettatori con il fiato sospeso. Debutta lunedì 16 settembre su Rai Uno Brennero, nuova serie co-prodotta da Rai Fiction e Cross Productions.
Entra nel nostro gruppo WhatsApp per esser sempre aggiornato su serie tv e cinemaL’attore veronese è chiamato a vestire i panni di Paolo Costa, un ispettore di polizia in congedo che dovrà riaprire una vecchia ferita passata che non si è mai del tutto rimarginata. Costa sarà contattato dalla pm Eva Kofler (interpretata da Elena Radonicich, qui la nostra intervista) per indagare sul caso del “mostro di Bolzano”.
Il poliziotto ha un conto in sospeso con lo spietato serial killer. Tre anni prima, mentre tentava di catturarlo, è stato vittima di un gravissimo incidente che ha cambiato per sempre la sua vita. Paolo è oggi un uomo che vive nascosto ai margini della società, in un appartamento isolato in cui può combattere quotidianamente con un senso di colpa che gli divora l’anima.
L’occasione offerta da Kofler sarà un modo per Costa per trovare una nuova ragione per vivere e avere la sua personale vendetta contro il serial killer. La collaborazione con Eva non sarà inizialmente facile. Un dualismo, che fonda le sue radici su un reciproco pregiudizio, provocherà grossi conflitti tra i due protagonisti. Solo conoscendosi più a fondo riusciranno a fidarsi l’una dell’altro e a trovare la chiave per portare a termine la loro “missione”.
Abbiamo intervistato Matteo Martari, che ci ha raccontato qualcosa di più sul suo personaggio. Ecco le sue parole.
D: In Brennero interpreti il ruolo di Paolo Costa, un ispettore in congedo che viene coinvolto dalla pm Eva Kofler nell’indagine per la caccia a uno spietato serial killer. Cosa puoi anticiparci sul tuo personaggio?
R: Il mio personaggio ha un passato che rende la sua vita decisamente complessa. Tre anni prima un avvenimento drammatico ha sconvolto per sempre sia la sua vita privata che quella professionale. In quel momento ha perso sia la moglie che una gamba. Questo non ha fatto sì che lui mollasse il colpo. Con grande forza d’animo, caparbietà e grande auto-ironia (un aspetto di Paolo che ho scoperto dopo e che mi ha conquistato) cerca di riprendersi la sua posizione nella società. Durante questo percorso incontra Eva Kofler, figlia del procuratore che era a capo dell’operazione quando l’incidente di Paolo avvenne.
D: Oltre al ‘Mostro di Bolzano’ Paolo combatte contro un suo mostro interiore. Dopo quello che è accaduto anni prima l’ispettore vive rintanato ai margini della società e sente la responsabilità di quanto accaduto alla sua collega proprio durante la caccia al serial killer. Riuscirà a lenire il suo senso di colpa?
R: Paolo è un personaggio complesso. La sua complessità e la sua caparbietà diventeranno indispensabili per la ricerca del Mostro. Prova a estirpare il suo senso di colpa ma farlo è una delle cose più complesse. L’accusa che fa a sé stesso è molto grave.
D: Paolo vive in una sorta di “triangolo”. Da un lato c’è la sua partner professionale, Eva, che sembra ridargli una motivazione per vivere. Dall’altro abbiamo Michela, che è la donna con cui vive una relazione, che vorrebbe qualcosa di più da lui. Come gestirà questa situazione?
R: Bisognerebbe chiederlo a Paolo (scherza, ndr). I triangoli sono sempre complessi da gestire. Io Matteo non mi sono mai trovato a dover gestire una triangolazione del genere e lo dico anche con una certa fierezza. Paolo in qualche modo gestirà la situazione nonostante questa, a un certo punto della storia, diventerà molto calda.
D: Paolo è un impulsivo e istintivo, caratteristiche che ritrova sia nella sua vita personale che lavorativa. Sono caratteristiche che te lo rendono più vicino o più distante?
R: Era una caratteristica che mi apparteneva di più in età giovane. Adesso riesco a essere più pragmatico. Mi do il tempo per valutare quale può essere la cosa giusta da fare. Poi è chiaro che il sangue bollente c’è ma il senno ha contribuito.
D: Il pregiudizio è un altro grande tema di Brennero sia per l’ambientazione storica in cui la serie viene collocata che per i personaggi. Paolo è a sua volta vittima di un pregiudizio o ha lui stesso dei pregiudizi?
R: In generale avere dei pregiudizi è qualcosa che appartiene all’essere umano. L’etimologia di pregiudizio fa riferimento a un pensiero che si fa prima di conoscere qualcosa e non per forza ha un’accezione negativa. La conoscenza è l’unica arma vincente contro il pregiudizio. Tutti ne abbiamo qualcuno e allo stesso tempo tutti ne soffriamo. Anche Paolo ha una reputazione che arriva prima di lui. Tutti lo ritengono responsabile di quell’incidente in cui ha agito di sua iniziativa. Paolo allo stesso tempo nutre un pregiudizio nei confronti di tutta la famiglia Kofler. Quando conosce Eva pensa immediatamente che sia uguale a suo padre. Poi scoprirà che le persone non sono tutte uguali e che a ognuno bisognerebbe dare la possibilità di esprimersi nella più grande libertà e nell’assenza di giudizio.
D: Brennero è girata quasi interamente a Bolzano, che è una città che esprime perfettamente quel dualismo che viene raccontato nella serie (di cui Eva e Paolo sono l’esempio più lampante).
R: Assolutamente. Nella città di Bolzano questo dualismo è abbastanza netto. La conservazione della lingua tedesca è molto presente. Basti pensare che per accedere alle cariche pubbliche comunque bisogna dare un esame di lingua tedesca. Il mio personaggio rappresenta le famiglie di lingua italiana, quello di Eva rappresenta la parte tedesca.
D: Se dipendesse da te, torneresti a raccontare la storia di Brennero in una seconda stagione?
R: Assolutamente sì. In primo luogo perché Paolo Costa è un personaggio che mi piace tantissimo e poi perché quei posti per me sono magici.
D: È indubbio che negli ultimi anni si sia sviluppata sempre di più una passione del pubblico per il genere crime. Penso alle varie serie tv, ai film, ai podcast. Tu stesso in carriera hai collezionato diversi ruoli nel genere (L’alligatore, Non uccidere e tanti altri). Sei un fan di questo mondo?
R: Da spettatore sì. Guardo un po’ di tutto, non ho un genere preferito. Il crime lo guardo, mi piace e lo seguo. Penso che si sia raggiunto un livello altissimo sia in Italia che fuori.
D: Come ti spieghi questa passione del pubblico per l’oscuro?
R: È un genere che mostra sì il peggio dell’essere umano ma anche la risoluzione del caso. Il peggio dell’essere umano viene sottoposto a giudizio e il colpevole ne paga le giuste conseguenze. Io penso che il successo del crime sia dovuto a una serie di cose, a partire dalla curiosità di scoprire chi è il colpevole. E poi perché, per quanto possa essere drammatico il racconto che viene fatto, si auspica a un lieto fine e alla giustizia.
D: Capitolo Cuori, un altro grande successo di Rai Uno che ti vede tra i protagonisti. La terza stagione è stata confermata ufficialmente. A che punto siamo?
R: Non sono ancora iniziate la riprese. Alberto è un personaggio a cui voglio molto bene quindi sono molto felice di tornare. Al momento però non stiamo girando e non ho nessun tipo di data.
D: Qual è la tua serie tv preferita in assoluto?
R: Posso dirti quella che ho consumato più velocemente, che è Peaky Blinders. Sono in attesa del film, dove si è unito anche Barry Keoghan.