Marina Occhionero a Ciak Generation: “Dallo studio di famiglia allo Studio Battaglia di Rai Uno”
Abbiamo intervistato Marina Occhionero, tra le protagoniste della nuova fiction Rai Uno “Studio Battaglia”
Marina Occhionero si racconta
Gli studi legali hanno un ruolo importante nella vita privata e lavorativa di Marina Occhionero. L’attrice è tra le protagoniste di Studio Battaglia, la fiction tutta al femminile di Rai Uno. Suo il ruolo di Viola, la più giovane delle sorelle Battaglia e colei che ha deciso di seguire un percorso diverso rispetto a quello predestinato. È un po’ quanto accaduto a Marina nella sua scelta di diventare attrice e di non seguire le orme dei genitori avvocati. Abbiamo intercettato l’attrice tra una prova e l’altra del suo nuovo spettacolo teatrale, Padri e Figli, e ci ha raccontato qualcosa in più sulla sua carriera.
Entra nel nostro gruppo WhatsApp per esser sempre aggiornato su serie tv e cinemaD: Cosa ti ha conquistato di Studio Battaglia sin dal primo copione?
R: Le scene che mi hanno mandato per prime sono state quelle di famiglia e il primo selftape l’ho fatto con mia sorella. Tra le altre cose lei mi chiama ‘Nina’ e una delle mie sorelle nella serie si chiama proprio Nina (Miriam Dalmazio, ndr). Il modo in cui sono scritte queste scene mi ha molto divertita e anche commossa perché alla fine si parla anche di come la famiglia può aiutarti a superare un trauma, che in questo caso è quello dell’abbandono, come delle sorelle possono starti accanto in un momento difficile.
D: Lunetta Savino, Barbora Bobulova, Miriam Dalmazio. Come è stato lavorare in un cast quasi tutto al femminile?
R: Ho sempre lavorato molto con donne in teatro, in televisione e al cinema e questa è stata l’ulteriore conferma che c’è una grandissima solidarietà e lo sottolineo sempre. Quello della competizione tra donne è un mito da sfatare, io sono sempre stata aiutata. Ho avuto molti pochi problemi con colleghi e comunque quelli che ci sono stati non sono stati mai con le donne. Mi piacerebbe molto lavorare con una regista, una cosa che ancora non mi è successa. E poi comunque anche gli uomini di questa serie sono stati degli incontri bellissimi, da Giorgio Marchesi a Thomas Trabacchi ma anche Giovanni Toscano e Alberto Paradossi.
D: Viola rappresenta un po’ la “pecora nera” della famiglia, colei che decide di seguire un percorso diverso rispetto a quello prestabilito. È un po’ quello che accade, di solito, quando si torna a casa e si dice “voglio fare l’attore”. Come ha reagito la tua famiglia?
R: A tal proposito, io sono figlia di avvocati (ride, ndr). Avevo intenzione di fare giurisprudenza, è la cosa più logica da fare quando hai uno studio avviato, e poi dopo ho cambiato idea all’ultimo. La reazione dei miei è stata di dubbio, è successo un po’ quello che dice Marina (Lunetta Savino, ndr) a sua figlia nella serie: ‘Sei intelligente, vai bene a scuola, perché devi entrare in questo mondo complicato?’. All’inizio mia mamma avrà pensato che mi sarebbe passata in un mese o due, poi si è felicemente arresa.
D: Il lavoro per Viola non è al primo posto ed è proprio questo aspetto che la differenzia dalle sue sorelle e da sua madre. Nella tua scala di valori, cosa c’è in cima?
R: Banalmente ti direi il benessere e la felicità, che a momenti può essere portata da cose diverse. Non mi è mai capitato di mettere il mio lavoro al primo posto in assoluto. Penso sia una compenetrazione di cose. Se dovessi dirti a chi assomiglio di più io ti risponderei Viola.
D: Come è stato lavorare in un set internazionale come House of Gucci? Hai avuto modo di interagire con qualcuna delle star del cast?
R: Ho girato una scena con Lady Gaga, una scena che è stata tagliata (ride, ndr). È stato il sogno di ogni attore e come tutti i sogni è durato molto poco. È stato molto interessante vedere la macchina gigante che è un set del genere, vedere come Ridley Scott prepara le scene e tutto il comparto gigante. È fuori da ogni immaginazione, vederlo è stato qualcosa di pazzesco.
D: Qual è stato il film o la serie tv che ti ha fatto capire che la recitazione sarebbe stata la tua strada?
R: Io sono cresciuta senza tv e infatti è un po’ un paradosso che io sia finita a fare tv. Noi guardavamo tanti film a noleggio e quando li guardavo non mi sono mai messa dall’altra parte. Quando mi immaginavo legata al mondo dell’arte mi vedevo di più nelle vesti di critica.
D: C’è un personaggio televisivo, italiano o internazionale, che avresti voluto interpretare?
R: Fleabag (della serie omonima, ndr). Molto shakespeariana questa cosa di parlare alla camera, mi piace molto.
D: Sei attualmente al lavoro su qualcosa? Dove ti rivedremo prossimamente?
R: I prossimi mesi sono completamente dedicati al teatro, che avevo sospeso per un po’ e a cui tengo molto. Al momento mi trovo a Napoli al Teatro Mercadante e sono in tournée con uno spettacolo che si chiama Padri e Figli. Il prossimo mese iniziano le prove di un nuovo spettacolo, che si chiama Primavera.
D: Hai avuto la possibilità di vederti nel tuo film d’esordio? Quanto sei cambiata rispetto a oggi?
R: Io fino ad adesso non sono mai stata contenta di niente di quello che ho fatto perché è sempre bruttissimo rivedermi. Barbora (Bobulova, ndr) mi ha suggerito di rivedersi dopo un po’ di tempo per avere una visione un po’ più esterna e meno emotiva. E quindi è una cosa che voglio fare, anche perché penso sia importante avere un occhio critico severo ma anche oggettivo.
D: La tua serie tv preferita?
R: Twin Peaks, la madre di tutte le serie