Lucca Comics 2018 ha accolto tra i suoi ospiti Marco D’Amore che, durante una masterclass, ha incontrato i fan di Gomorra.

Tra i vari ospiti di Lucca Comics 2018 era presente anche Marco D’Amore, il celebre interprete di Ciro nella serie televisiva Gomorra. Durante una masterclass organizzata lo scorso 2 novembre presso il cinema Astra, l’attore ha incontrato i fan e ha ripercorso tutti i momenti più importanti della sua carriera: dai faticosi inizi al grande successo. “Ho iniziato a 15 anni con degli amici a rifare i classici del teatro napoletano. A 18 ebbi la fortuna che Toni Servillo, quando non era ancora il Servillo di Le conseguenze dell’amore, del Divo e così via, mi scelse per un suo spettacolo teatrale. Gli devo tantissimo“, ha raccontato durante l’incontro moderato dal giornalista Gianmaria Tammaro. “Senza voler essere melodrammatico, è stato un percorso pieno di fatica e sacrifici. Per questo divento quasi violento quando vedo persone che considerano la recitazione come uno sfogo di vanità, perché io ho tutta un’altra visione del mio mestiere“.

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La svolta è poi arrivata con la serie in onda su Sky, Gomorra. “Non ero interessato alle serie tv e, anzi, ho sempre guardato con un certo snobismo la tv e il cinema. Poi ho ricevuto una telefonata da Stefano Sollima che mi aveva visto in Una vita tranquilla, e ho deciso di partecipare”.

D’Amore ha raccontato anche di quanto sia legato al suo personaggio: “Per me Ciro è un personaggio complesso al pari di un Otello o un Amleto, perché capace di toccare vette altissime e abissi profondissimi“.

Un momento difficile e pieno di emozione è stato appunto il finale della terza stagione, e a questo proposito Marco D’Amore ha ricordato con commozione la scena che ha visto protagonisti Ciro e Genny Savastano, quest’ultimo interpretato da Salvatore Esposito: “In quella scena c’erano i 15 d’anni d’amicizia di Genny e Ciro, ma anche i sei miei e di Salvatore. La nostra amicizia così stretta aveva stupito anche Sollima e gli altri. […] Quando abbiamo girato la scena della morte di Ciro eravamo solo io e lui in una barca in mezzo al mare, alle 3 di notte. Io gli ho messo le cuffie alle orecchie con la musica di Gomorra, quasi fosse la scena del lento del Tempo delle mele. E ci siamo messi a chiagnere. Dentro quel mare di lacrime c’erano i nostri personaggi e c’eravamo noi“.