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Luigi Fedele, Ettore di Io ti cercherò: uno spirito libero con il ‘fuoco’ dell’attore (INTERVISTA)
Intervista a Luigi Fedele, il giovane interprete di Ettore nella nuova fiction Rai Io ti cercherò: “Io e il mio…
Intervista a Luigi Fedele, il giovane interprete di Ettore nella nuova fiction Rai Io ti cercherò: “Io e il mio personaggio siamo spiriti liberi”.
Ventitré anni, fascino sauvage e una carriera che, partita prestissimo, si preannuncia ad oggi sempre più luminosa. Luigi Fedele, di origini pisane ma trapiantato a Roma sin dall’infanzia, è il protagonista della nuova fiction Io ti cercherò in partenza su Rai 1 da lunedì 5 ottobre.
Entra nel nostro gruppo WhatsApp per esser sempre aggiornato su serie tv e cinemaSu di lui e sul suo personaggio, Ettore, si giocherà il mistero trainante di tutta la storia. Ettore è un ragazzo pieno di vita, che si spende per gli altri e ha trovato la sua dimensione nel volontariato. Ha un’aria ribelle, da spirito libero, che spingerà pochissimi a ritenere credibile il suo improvviso suicidio. Che cosa si nasconde dietro questa morte così improbabile?
A scavare a ritroso nella sua vita sarà il padre Valerio (Alessandro Gassman), con cui Ettore non parla da anni. Attraverso i ricordi, le orme del figlio e qualche inconfutabile indizio sulla verità, lo spettatore è guidato nella ricostruzione dei fatti, nella scoperta di tutte le sfaccettature di Ettore e del rapporto con suo padre.
A fare da contraltare agli uomini del cast saranno fra le altre Maya Sansa e Zoe Tavarelli, quest’ultima nei panni della fidanzata di Ettore, Martina.
Prima del debutto di lunedì, i due episodi iniziali sono stati resi disponibili già da ora in streaming su Rai Play. Noi invece abbiamo contattato Luigi Fedele per conoscere meglio la storia di Ettore e, naturalmente, anche la sua.
Intervista a Luigi Fedele: emozioni e provino
Tra poche ore sarai in prima serata su Rai 1. Come ti senti?
“Non ho particolari paure, non mi preoccupano gli ascolti. Direi che sono molto contento ed emozionato, ma soprattutto molto curioso di vedere come può reagire il pubblico di Rai 1 a questa serie, che prende posizione su diverse tematiche sociali ed è emotivamente intensa. Credo sia un prodotto originale, più vicino al cinema anche per i contenuti. Praticamente un grande film in quattro serate”.
Come hai ottenuto la parte?
“Sono stato scelto in maniera abbastanza classica. Sono andato all’audizione con il regista Gianluca Tavarelli, e la cosa che mi ha sorpreso è che per una volta è bastato un solo provino. Di solito i registi vogliono rivederti per essere sicuri, invece probabilmente ci siamo capiti al volo. Per il provino avevo diverse scene da memorizzare e una parte di voci off da leggere, perché il mio personaggio è anche un po’ il narratore della storia”.
Tutto sul personaggio di Ettore
Ettore è sicuramente un personaggio difficile. Qualcosa della sua storia ti ha turbato?
“Ho empatizzato molto con Ettore. Sono rimasto affascinato dal suo coraggio, nel prendere posizioni davanti alle ingiustizie, nel combattere per degli ideali. E la storia e il rapporto padre-figlio che c’è tra me e Valerio è profondo e intenso, come possono esserlo solo quelli conflittuali.
“All’inizio non si accettano, perché ognuno si chiude nella propria divisa, ma con la scomparsa di Ettore c’è una ricerca, da parte di entrambi e su due dimensioni diverse – la vita e la morte, il presente e il passato – e questo mi ha un po’ sconvolto: che ci si possa ricercare e migliorare nonostante la distanza che impone necessariamente la morte”.
Pensi di avere qualcosa in comune con Ettore? E c’è stato qualcosa che ti ha insegnato lui?
“Siamo entrambi spiriti liberi. Ettore è un animo ribelle nel senso positivo, è un ragazzo di cui oggi avremmo bisogno. Ci sono cose che abbiamo in comune: io ho una passione per tutto ciò che riguarda lo street style, la street art, etc. Ho cercato di ripescare questi aspetti di me per la preparazione del personaggio”.
Hai ricevuto anche aiuti esterni per la preparazione della parte?
“No, abbiamo lavorato tutti singolarmente e avuto l’opportunità di essere diretti da Gianluca Maria Tavarelli, che lascia molto spazio agli attori. Spesso ti chiede qual è la tua lettura del personaggio e ti rende un po’ autore del racconto. Ma quello che abbiamo ricercato più di tutto è la credibilità delle emozioni sulla scena, perché se quelle non sono credibili, chi assiste non potrà percepirle”.
L’esperienza sul set
C’è stato qualcuno dei tuoi colleghi con cui hai lavorato meglio?
“È stato un set di attori molto credibili. Le scene con più spessore emotivo, silenzi e sguardi d’intesa e non, le ho avute con Alessandro Gassman. Credo che insieme siamo riusciti a indagare sul complesso rapporto tra Ettore e Valerio. Probabilmente sia da parte mia che sua c’è stato un investimento anche personale nella resa del rapporto padre-figlio, e questo ha dato più verità alla storia”.
Ti ricordi una scena più difficile delle altre?
“Una scena che ricorderò per sempre è quando mi hanno messo a bagno nel Tevere: una vera esperienza! Le temperature erano tiepide, ma faceva ugualmente freddino! Poi ci sono state scene di forte confronto in cui c’era un’empatia particolare, e dalle quali s’intuiscono gli errori di Valerio, la consapevolezza che lui ed Ettore non si rivedranno più…”
Ti capita di avere mai particolari strascichi emotivi dopo scene del genere?
“La fase delicata è proprio lasciare la scena e il personaggio. Ci sono personaggi e ruoli che sono abbastanza indelebili, quindi ne esci, ma non del tutto. Tornando a casa ci dormi un po’ insieme, con quella scena o quel personaggio, e in un certo senso ti aiuta a conoscere aspetti di te, del tuo spirito”.
Luigi Fedele: tra piccolo e grande schermo
Credi che di storie interessanti come quella di Ettore e di Io ti cercherò ce ne siano ugualmente sia in TV che al cinema?
“Io ho sempre fatto soprattutto cinema e teatro, e questa è la prima che racconto in TV. Cerco sempre di leggere una storia e vedere quanto mi parla, se vale la pena di raccontarla, indipendentemente da dove sarà”.
Ma preferisci il cinema o le serie TV?
“Recentemente mi è piaciuta molto Unorthodox di Netflix. Mi è piaciuto l’aspetto documentaristico e impegnato della serie. L’ho trovata molto interessante, perché racconta un mondo e un’atmosfera nuova, che è ciò che mi piace anche delle serie TV. Oltre al fatto che le serie TV ti accompagnano di più nel quotidiano rispetto al cinema, che però devo dire ho divorato molto di più”.
Io ti cercherò veicola messaggi importanti, uno su tutti la questione migranti. Nella scelta di quello che fai, valuti anche la risonanza che il progetto potrebbe avere?
“Sì, sicuramente. Nel caso della storia di Ettore, si tratta di un ruolo che lancia messaggi forti e prende posizioni precise su temi importanti e caldi, non solo l’immigrazione o la paura del diverso, ma anche la famiglia, il lutto, il rapporto padre-figlio. Quando ho letto questa storia ho capito che ci poteva essere un investimento personale, e che fosse giusto parlare di certe tematiche in un servizio pubblico come la Rai”.
Un fuoco che non si è mai spento
Come sei finito in questo mondo?
“Ho esordito al cinema molto casualmente. Facevo teatro vicino casa mia e fui scelto per Pecora Nera a 10-11 anni. Sono sempre stato abbastanza attratto da questo mondo, passavo dal teatro vicino casa e chiesi a mia mamma di farmi andare. È nato tutto così, ma ho anche avuto la fortuna di esordire da piccolo, di crescere in questo mondo e di maturare una vocazione. Verso questo mestiere ho sempre avuto un fascino che non è mai passato, come avessi un fuoco dentro”.
Ma se non avessi fatto l’attore, quale sarebbe stata la tua carriera?
“Ho diverse passioni al di fuori della recitazione. Per esempio mi piace scrivere, anche se alla fine quando succede scrivo sempre progetti da mettere in scena. Mi piace comunque l’arte: i graffiti, la street art. E sono appassionato del mare, mi piace pescare… anche se non nel Tevere!”.