Juju Di Domenico a Ciak Generation, tra il suo debutto al cinema e i suoi progetti futuri
Pronta al debutto al cinema con Ero in guerra ma non lo sapevo, Juju Di Domenico si racconta in un’intervista a Ciak Generation
A Ciak Generation si racconta Juju Di Domenico
Entra nel nostro gruppo WhatsApp per esser sempre aggiornato su serie tv e cinemaRagazza all’apparenza riservata, dal carattere dolce e tenace, Juju Di Domenico è tra le stelle più promettenti del cinema italiano. Nata nel 1997 in Germania (a Wiesbaden) nel corso della sua giovane carriera ha rivestito diversi personaggi. L’abbiamo vista da prima in fiction italiane di successo come Il Paradiso delle Signore – Daily 1, 1994 e Un passo dal cielo 4. Poi la svolta definitiva nel 2020 come co-protagonista in La Guerra è Finita e un ruolo da protagonista nella serie TV targata Netflix, Curon.
Il 24, 25 e 26 gennaio 2022 Juju Di Domenico debutterà, per la prima volta, al cinema con la pellicola diretta da Fabio Resinaro, «Ero in guerra ma non lo sapevo» dove ha ricoperto il ruolo di Marisa Torregiani, figlia del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani, deceduto nel 1979 in un agguato dai Proletari Armati per il Comunismo. Una parte, come da lei stessa raccontato, che le ha scaturito diverse emozioni.
Ciak ha avuto il grande piacere di fare quattro chiacchiere con Juju Di Domenico, tra curiosità, progetti lavorativi e sogni nel cassetto.
Immagino che in tantissimi ti chiedano il perché di questo nome così originale. Ho letto che è un nome cinese e ha una curiosa storia. Ti andrebbe di raccontarla anche ai lettori di Ciak?
«Come hai potuto leggere e vedere il nome è cinese ed è un tipo di fiore. I miei quando si sono conosciuti parlavano in inglese perché mamma è italiana e papà è tedesco. Quindi parlando in inglese si erano dati il soprannome ‘you’, cioè ‘tu’ in inglese. E quando insomma hanno saputo che io ero in arrivo hanno pensato di chiamarmi come una loro unione, cioè ‘you you’. Poi è iniziata una ricerca per questo nome perché non è scritto ‘you you’ ma ha lo stesso suono. A un certo punto l’ambasciata cinese ha risposto dicendo che questo nome, da questo suono, esisteva in Cina e che alcune ragazze lo hanno e lo portano».
Sebbene tu sia giovanissima, hai già avuto la possibilità di interpretare piccole parti o ruoli da protagonista in tanti progetti, come nella serie TV Netflix, Curon. C’è un personaggio a cui sei più legata e perché?
«Allora, ti dirò la verità. No, non c’è un vero personaggio a cui sono legata particolarmente o più legata. La cosa bella, secondo me, è portarsi dietro tutti i personaggi con sé, ed è quello che faccio. E cerco anche di ripescarli e farmi ispirare da loro quando ad esempio sto preparando un nuovo ruolo, un nuovo personaggio».
A proposito di Curon. Qui hai preso le sembianze di Miki, una ragazza di 16 anni dal carattere deciso, che sa quel che vuole. Quanto c’è di te in questo personaggio? Eri come lei da adolescente?
«Ti direi sì, perché da adolescente io facevo veramente tantissime cose. Mi dividevo un po’ tra scuola, sport, corsi di recitazione e lavoro. Quindi in realtà facevo tantissime cose. Se ci ripenso adesso mi viene un po’ male. Pensare a 16 anni e dover reggere tutte queste cose non so come facevo sinceramente. Però non so all’epoca non ne sentivo il peso, anzi, mi divertiva fare tutte queste cose, quindi penso che per fare tutto ciò che facevo c’era bisogno di determinazione. Altrimenti non sarebbe stato possibile fare tutte queste attività».
Il 24, 25 e 26 gennaio debutterai al cinema con la pellicola «Ero in guerra ma non lo sapevo», diretto da Fabio Resinaro. Che esperienza è stata?
«È il mio primo film. Un’esperienza bellissima che mi porterò sempre nel cuore. Lo abbiamo girato nell’estate del 2020, quindi subito dopo le prime settimane del primo lockdown. Però proprio perché non è stato facile è stato ancora più speciale perché siamo potuti tornare a lavorare subito, in pratica. Sicuramente non è un privilegio da sottovalutare e che non tanti hanno avuto, specialmente in quel periodo lì».
Nel film vesti i panni di Marisa, figlia del gioielliere milanese, Pierluigi Torregiani, ucciso nel 1979. Quanto è stato difficile interpretare questa parte e immedesimarti fino in fondo in una storia così drammatica?
«Devo dire che non è stato facile. La prima volta che mi sono avvicinata a un personaggio e interpretare un ruolo che è realmente esistente nella nostra realtà, perciò c’era sicuramente grande responsabilità da parte di tutti, voglia di far bene e raccontare nel modo più fedele una storia ma con un punto di vista diverso da quello storico e adottare un punto di vista più intimo, familiare. È stata una bella sfida»
Nel film hai avuto modo di lavorare con attori del calibro di Francesco Montanari e Laura Chiatti, per citarne alcuni, quanto è stato importante per te e cosa ti è rimasto di questa esperienza?
«È stata un’esperienza importante, molto importante, che mi ha fatto crescere sia dal punto di vista umano che professionale. Lavorare con loro è stato bellissimo e posso solo confermare che sono degli attori eccezionali. Puoi soltanto guardarli e ammirarli. Bravissimi e bellissimi tutti».
Qual è stata la scena più difficile da girare nel film?
«La scena più difficile e più drammatica, secondo me, è quella conclusiva del film, che è stata casualmente l’ultima che abbiamo girato proprio. Una scena drammatica, ma è stata ancora più emozionante vedere così finire il film, proprio in questo modo. Quindi sì, è stata molto toccante quella scena».
Com’è nato l’amore per la recitazione?
«Nasce nella Juju di 6 anni, quindi piccolissima, che non voleva smettere di giocare ai suoi amati giochi di ruolo, come la mamma, la maestra, la cuoca… che era quello che aveva sempre fatto in tutto il periodo dell’asilo. Poi insomma sono iniziate le scuole elementari e nessuno aveva voglia di giocare a questi giochi, tutti erano diventati grandi all’improvviso. Quindi mi sono dovuta cercare e creare il mio spazio dove continuare a coltivare questa passione e poter far crescere i miei personaggi. E questo spazio è una scuola di recitazione».
Se non sbaglio tu sei anche una modella?
«Ho iniziato a fare la modella quando ero molto molto piccola, addirittura in Germania perché appunto sono nata lì, e devo dire da sempre che da sempre mi è piaciuto interagire con l’obiettivo e giocarci»
Parlando sempre della tua carriera, in questi anni hai avuto modo di collaborare con tanti artisti, da Daniele Liotti a Terence Hill, per passare a Stefano Accorsi e Miriam Leone. Com’è stato lavorare fianco a fianco e cosa hai imparato da ognuno di loro?
«È bellissimo poter osservare da vicino professionisti dal calibro di Laura Chiatti, Francesco Montanari, ma anche Daniele Liotti, Stefano Accorsi, Miriam Leone. È bellissimo poterli osservare e devo dire che tutti mi hanno lasciato qualcosa. A volte erano proprio loro a darti consigli e indicazioni, mentre altre volte ero io a rubare dal vivo i loro trucchi del mestiere».
Hai un modello di riferimento a cui ti ispiri?
«Se parli di attrici sicuramente Meryl Streep ed Elisabeth Moss. Sono veramente affascinata da come loro riescono a dare sfumature nelle loro interpretazioni nei loro ruoli e personaggi».
Hai un regista preferito?
«Se sogniamo in grande c’è sicuramente David Fincher, ma ce ne sono tanti di bravi. Anche per dire Clint Eastwood che riesce a raccontare storie pazzesche o anche Christopher Nolan che riesce proprio a catapultarti in un’altra dimensione. Quindi sicuramente questi, sì».
So che hai la doppia nazionalità (italiana e tedesca) e tra le lingue conosci anche l’inglese, il francese e studi portoghese. Ciò significa che l’estero potrebbe essere una buona opzione, se dovesse presentarsi l’opportunità, per lavorare. Pensando in grande, in futuro con chi ti piacerebbe recitare tra i miti del cinema?
«Lavorare con i nomi che ti ho citato precedentemente, anche le attrici, oppure questi registi, sarei già contenta così. Sarebbe già bellissimo così dunque scegliendo loro sicuramente non sbaglierei».
Sempre pensando al futuro: come ti vedi tra 10 anni?
«Eh… difficile! Perché ora come ora vivo talmente alla giornata che non so dove sarò tra una settimana, quindi. Per quanto in realtà mi manca la vera stabilità, una routine, sono anche sicura che uno stile di vita regolare non mi appartiene. Non so stare ferma, quindi mi devo muovere, sono sempre in movimento. Non so, tra 10 anni speriamo di vedermi felice e soddisfatta delle mie scelte».
Qual è il tuo più grande sogno (se si può dire)?
«Forse quello di vivere la vita a pieno, in generale. Non c’è un sogno in particolare. Ma in generale quello di vivere la vita a pieno, di non avere rimpianti e di non stancarmi mai davanti alla bellezza che il mondo ci offre».
E noi non possiamo che augurarle il meglio. Ringraziamo Juju Di Domenico per la disponibilità e la gentilezza. Buona fortuna per la tua carriera.