Ivan Silvestrini a Ciak Generation

Chi meglio di Ivan Silvestrini può raccontarci il vero dietro le quinte di Mare Fuori, la serie di Rai Due che ha infranto ogni record di visualizzazioni. La terza stagione ha superato 100 milioni di views nel solo mese di febbraio, diventando un vero e proprio fenomeno mediatico.

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Una storia che è guidata e diretta da Silvestrini, che è prima di tutto un grande fan dello show. Il regista è entrato in cabina di regia a partire dalla seconda annata in sostituzione di Carmine D’Elia (che ha diretto la prima stagione).

A pochi mesi dall’inizio della produzione dei nuovi episodi – le cui riprese dovrebbero iniziare il prossimo maggio – abbiamo avuto modo di incontrare Ivan e chiedergli qualche piccola curiosità sulla serie. Dalle scene più difficili da girare a un commento sulle teorie più gettonate sul web.

Ecco quello che ci ha raccontato:

D: L’anno scorso, prima su RaiPlay e poi con Netflix, Mare Fuori aveva già riscontrato un enorme successo. In appena due mesi siete addirittura riusciti a fare meglio e a infrangere i vostri stessi record. Cosa piace così tanto di questa serie?

R: Credo che la ragione del successo sia dovuta alle emozioni che la serie genera nel suo pubblico. Questa non è una serie fredda, vuole far commuovere e a quanto pare ci riesce, cosa di cui sono particolarmente felice perché emozionare è la cosa a cui più tengo. L’emozione si deve a molti fattori oltre al mio lavoro: in primis alla sceneggiatura che è diventata sempre più potente e al cast che è migliorato negli anni e ormai è un insieme di attrici e attori davvero formidabili.

D: Qual è l’aspetto di questo enorme successo che ti piace di meno?

R: Non mi lamento. Apprezzo che ci sia un pubblico che brama nuovi episodi e nuove storie, ma devo ammettere che ormai girare scene per strada a Napoli è davvero faticoso, purtroppo questo è un lavoro dove serve enorme concentrazione, ed è difficile averne quando sei circondato da centinaia di persone che si affollano intorno al set e applaudono ad ogni ciak. La cosa di per sé è anche piacevole, ma rallenta tutto e a volte, senza che le persone se ne rendano conto, rischia di peggiorare la qualità del nostro lavoro. Gli spoiler rubati e pubblicati sui social dai passanti col cellulare, quelli li trovo davvero irrispettosi.

D: Qual è stata la scena della terza stagione tecnicamente più difficile da realizzare?

R: Il finale del sesto episodio, l’unica scena per cui sono serviti più di un giorno (quasi 3), le difficoltà erano molteplici, il caldo, il sole che inesorabilmente spostava il controluce (e quindi il fulcro della scena), le azioni stunt, le vertigini, la neonata sul set… tutto era stato storyboardato, cosa che normalmente non faccio, ma in quel caso tutto doveva essere organizzatissimo e non potevamo rischiare di perderci dei pezzi per strada.

D: E quella che ti ha fatto fare un maggior sforzo emotivo?

R: Molte scene mi hanno emozionato profondamente, quel bacio sul terrazzo è stato un momento di pura estasi creativa.

D: Hai dichiarato che in Mare Fuori c’è molto spazio all’improvvisazione. C’è una scena in particolare che è stata realizzata in maniera completamente diversa rispetto a come era prevista sul copione?

R:  Il cuore delle scene è sempre quello del copione, il lavoro con gli attori porta a nuove intuizioni e approfondimenti, a volte ci siamo concessi di espandere le scene, aggiungere magari una testa più lunga ad una scena, come quando vediamo il giovane Ciro ed Edoardo che parlano di un appuntamento con una ragazza dai capelli rossi in cui Ciro è andato in bianco. Mi sembrava un’occasione più unica che rara di far vedere com’era spensierata la loro vita prima che il Sistema gliela rubasse.

D: Qual è il personaggio che ha avuto l’evoluzione che hai maggiormente apprezzato nell’arco della stagione?

R:  L’arco di Gaetano/Pirucchio, le rivelazioni di Viola, e il cambiamento di Rosa sono solo alcuni esempi. Tutti continuano a cambiare, Gemma smette di pensare a se stessa solo in funzione di un uomo, Carmine ritorna alla vita, Filippo è costretto a diventare finalmente adulto. Per ognuno potrei spendere delle parole, il bello di questa serie è che i personaggi crescono con essa.

D: Caso Ciro Ricci: il giornalista Davide Maggio ha rivelato che sono stati registrati due diversi finali di stagione e che alla fine si è scelto di optare per quello che abbiamo visto. È andata davvero così?

R: Potrei risponderti, ma la risposta sarebbe molto meno interessante del mistero che si è generato.

D: Molti personaggi storici della serie sono usciti di scena quest’anno. Non hai timore che avere un cast in parte diverso rispetto all’inizio possa, alla lunga, essere nocivo per la serie?

R: Non si può fare questo lavoro vivendo nel timore

D: Qualche giorno fa Carolina Crescentini ha pubblicato un video del suo ultimo giorno sul set. Come è stato lavorare con lei e quanto mancherà alla serie?

R: Conosco Carolina dai tempi dell’università, feci con lei i miei primi cortometraggi e dopo 15 anni l’ho ritrovata su questo set. Sono rimasto sbalordito dalla sua tecnica, mai meccanica, sempre emotiva e assolutamente infallibile. Una delle più incredibili professioniste che abbia mai incontrato, e un’amica. Ci mancherà, ma nessuno può impedirci di sperare in un suo ritorno, un giorno.

D: Mare Fuori è stato definito la versione teen di Gomorra, spesso in tono dispregiativo. Cosa pensi di questa definizione?

R: Gomorra è stato il mio guilty pleasure per anni. È una serie che parla del male e come spettatore l’ho presa come tale. L’ho apprezzata per la sua ottima fattura e per le sue sceneggiature ipnotiche, non credo che ogni storia debba per forza essere morale, mi piacciono le storie immorali, ma questi sono gusti, e necessitano senso critico. Certo quei personaggi non sono mai stati un modello estetico/comportamentale per me, e mi rendevo conto che si era scelto di raccontare solo un lato della medaglia. 

Non credo però che Mare Fuori abbia poi molto a che spartire con Gomorra. Mare fuori racconta quel male, perché esiste e non si può ignorare, ma racconta anche come alcuni servitori dello Stato siano lì per tendere una mano a questi ragazzi, per provare a salvarli da quella che credono l’unica via possibile. Mare Fuori infonde speranza, senza buonismo e infatti non tutti si salvano. Credo poi che Mare Fuori non sia più considerabile un fenomeno teen, le storie si sono rivelate transgenerazionali e uniscono davanti allo schermo famiglie intere.

D: Quanto ti ha aiutato la tua passione per la fotografia nella realizzazione della serie?

R: La conoscenza dei principi della fotografia è alla base del mio stile, e di conseguenza dello stile visivo di Mare Fuori, io credo nella tecnica e credo nelle immagini, la performance degli attori viene prima di ogni cosa, ma mi sforzerò sempre di far sì che gli attori siano immersi nella giusta luce, e in questa missione la direttrice della fotografia Francesca Amitrano con cui lavoro su Mare Fuori è la migliore collaboratrice che potessi trovare. In questi anni si è fatta interprete del mio immaginario visivo e non fa che stupirmi nel modo in cui dà (letteralmente) luce alle mie idee.

D: Un elemento fondamentale di Mare Fuori è senz’altro la colonna sonora. Quanto è importante ai fini della narrazione?

R: Le musiche di Stefano Lentini sono un vero e proprio personaggio invisibile della storia, ogni anno ha composto per noi nuovi temi che hanno reso sempre più vasto l’universo musicale di Mare Fuori, specialmente in questa terza stagione per me ha raggiunto le sue vette più alte.

D: Hai già avuto modo di leggere il copione della quarta stagione. Puoi dirci se qualcuna delle teorie che in queste settimane sono uscite sul web corrisponde alla realtà?

R: Non ho letto ancora tutti i copioni, e ciò che ho letto è solo un work in progress. Cristiana Farina, Maurizio Careddu, Angelo Petrella e Luca Monesi sono al lavoro in queste settimane, mi aspetto ancora tanti cambiamenti. Anche se potessi dirti qualcosa, potrebbe non corrispondere a ciò che sarà. È il processo. Si scrive e si riscrive fino alla fine e anche oltre.

D: Come descriveresti la quarta stagione di Mare Fuori se ti chiedessi di utilizzare soltanto 3 aggettivi?

R: Non posso dirtelo, anche perché non l’ho ancora letta tutta, ma un principio generale di tutte le storie è che finiscono quando non sono più problematiche, gli ostacoli incontrati finora dai protagonisti hanno generato i conflitti e le emozioni che abbiamo vissuto e amato, pur soffrendone, quindi non abbiate fretta di vedere i nostri beniamini tutti felici su una spiaggia, perché quella sarebbe la fine della serie, ed è questo che vogliamo? Le storie nascono dai problemi, noi vogliamo storie, quindi, anche se non lo ammettiamo, noi vogliamo problemi.

ivan silvestrini
Ivan Silvestrini sul set di Mare Fuori 3

D: Ho intervistato Giovanna Sannino qualche settimana fa e mi ha raccontato che nel suo personaggio c’è molto di Sophia Loren. C’è qualche altro protagonista che hai costruito ispirandoti a personaggi o storie già esistenti?

R: Non amo le citazioni, ovviamente il mio immaginario si è formato in un certo Cinema, ma non cerco consciamente l’ispirazione altrove, piuttosto lascio che l’intuizione mi guidi, e questa certo attinge a tutto ciò che ho visto e studiato, ma in maniera piuttosto subconscia. Per quanto riguarda i personaggi lascio gli attori portarmi le loro proposte, e a volte rivedo in loro qualcosa di familiare, ma non amo interrogarmi troppo o teorizzare troppo queste somiglianze. Ricerco, per quanto possibile, un approccio originale.

D: Se dovessi immaginare una versione internazionale di Mare Fuori, a quale regista affideresti la regia?

R: Devo per forza affidarla a qualcun altro? 

D: Qual è la tua serie tv preferita?

R: In questo momento Mare Fuori, e non perché l’ho diretta io, ma perché il piacere che provo quando gli attori recitano per me è una sensazione unica. Quella che mi ha cambiato la vita Six Feet Under.