C’è stato qualche evento nella tua vita che ha influenzato il tuo modo di scrivere le canzoni, e se si, quale?

“Si, c’è stato un film, con una scena iconica: “A piedi nudi nel parco”. C’è una scena in cui la moglie dice al marito: “sei noioso perché ci sono quelli che fanno e quelli che guardano, e tu caro amore, sei uno che guarda”. È un monologo super conosciuto. Io mi sentivo sempre come questo uomo. Uno che guarda. Io sono stato invisibile a scuola. Ero non esistente. E non è stata una scelta. Quindi mi sentivo sempre come uno che guardava e avevo questa frustrazione enorme. E dove mettere tutte queste cose che tu guardi, le osservazioni che hai nella testa? Dove mettere tutto questo? Ho scelto io di metterlo nelle canzoni, perché mi sono reso conto che con le canzoni c’era questa maniera di esprimerti. Dunque di osservare e di rimettere in una canzone, anche una canzone popolare, dove rendeva quello che io dicevo più potente, più accessibile, sapevo che la melodia era come una maniera di dare un po’ di potere, un messaggio o una voce come la mia, un’opinione come la mia, che spesso è ignorato, è invisibile, non si sente”

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Secondo te chi è un artista italiano della nuova generazione che può continuare questa tradizione del tuo format?

“Questo è super importante. Penso che ci sono tanti che possono farlo. Uno show come questo costa tanto, anche tanto tempo. Ci sono quattro puntate e per la prossima stagione noi abbiamo iniziato due mesi fa. Due mesi fa per delle puntate che arrivano a novembre. È quasi mezzo anno di lavoro, anche di più, per quattro puntate. Ci vuole una voglia. Anche l’artista deve avere un motivo per farlo che non sia economico. Però ci sono tanti artisti che hanno voglia di farlo. Il sistema televisivo deve seguire la voglia di un artista per fare uno show di questo tipo. Penso che ci sono artisti che possono farlo. Se devo pensare a qualcuno di super giovane, nuovo artista. Io ho visto la performance di Gabbani a Sanremo. Penso che forse lui potrebbe farlo un giorno. Ha questa maniera di comunicare, con il viso, anche senza dire niente. E penso che Fedez potrebbe farlo. Super diverso da quello che ho fatto io, però se lui avesse il permesso di fare qualsiasi cosa, potrebbe farlo”

Quanto hai partecipato nella scrittura del programma? Sia per quanto riguarda su come si sarebbero svolte le puntate che su gli ospiti da invitare.

“I miei autori devono proteggermi da me stesso, perché a volte io ho la voglia di prendere un rischio e metto a rischio tutto ciò che rappresento. Devi avere intorno a te delle persone di fiducia che possono dire “non ti rendi conto che stai andando oltre?”. Siamo tutti autori, tutti quelli che sono creativi in questo show hanno una responsabilità autoriale. Se tutti ridono e tutti reagiscono a nuove idee, vuol dire che ci stiamo divertendo, ci stiamo emozionando e c’è una nuova idea. Se ci sono solo due persone che reagiscono non va bene”

In una televisione non all’avanguardia come può essere Netflix, come ti sei trovato?

“Non avrebbe funzionato su Netflix, perché questo è uno show che ha la possibilità di esistere perché è popolare. Ci vuole una piattaforma popolare, ma come tutte le piattaforme popolari ci sono anche dei rischi”

Non è finita qui.

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