A tu per tu Galatea Bellugi

Film dopo film, progetto dopo progetto, Galatea Bellugi si impone sempre di più come una delle leve più promettenti del cinema. Nasce a Parigi e cresce in una famiglia in cui la settima arte si respira in ogni angolo. Papà attore italiano, mamma costumista danese e una sorella, Alba Gaïa Bellugi, che fa il suo stesso lavoro.

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Galatea si divide tra la Francia e l’Italia, i paesi che rappresentano la sua doppia anima, e conquista ruoli da protagonista. Dall’apprezzato Amanda passando per Il ragazzo invisibile – Seconda Generazione diretta dal premio Oscar Gabriele Salvatores. Tra un set e l’altro riesce a conseguire anche una laurea in Relazioni internazionali, una materia che l’ha sempre affascinata.

Da giovedì 11 aprile Galatea Bellugi torna nei multisala con Gloria!, film che segna il debutto alla regia dell’attrice e cantante Margherita Vicario. La sua Teresa è una domestica muta che vive in un istituto di educande e che scoprirà nella musica un mezzo attraverso cui esprimere le sue sensazioni. Nel corso di una chiacchierata telefonica, Galatea ha raccontato a Ciak Generation qualcosa di più del suo ruolo, di sé stessa e della sua arte.

D: In Gloria interpreti Teresa, una ragazza muta ma con un grande talento musicale. Cosa puoi anticiparci sul tuo ruolo?

R: Teresa è una ragazza che ha vissuto una vita molto complicata. Ha una forza e una solitudine molto grande. Per sopportare questa sua esistenza, ha deciso di chiudersi in sé stessa e di non parlare. Vive in questo istituto dove ci sono altri ragazzi che suonano ed è molto affascinata dalla loro musica e questo la ispira a fare a sua volta musica.

D: Quanto è stato difficile recitare solo con lo sguardo e con i gesti, senza poter utilizzare la parola?

R: È stato molto difficile ma la musica mi ha aiutata molto. Anche senza parole è stato molto divertente perché tutto diventa interiore. La musica la aiuta a esprimere le sue visioni. Ho dovuto lavorare molto con Margherita Vicario per imparare a suonare il pianoforte. Mio nonno era direttore d’orchestra ma lui ascoltava solo musica classica. Nel film l’emancipazione femminile passa anche attraverso il desiderio di fare musica senza la teoria e senza aver studiato. Questo è sicuramente contro l’idea più tradizionale che aveva mio nonno.

galatea bellugi
Galatea Bellugi in una scena di Gloria!

D: Una protagonista non fisica ma sicuramente molto presente del film è sicuramente la musica. Che rapporto hai con essa? Ti accompagna nella tua vita quotidiana?

R: Sì, mi piace tanto. Anche per recitare aiuta molto.

D: Gloria segna l’esordio alla regia di Margherita Vicario. Che direttrice ai lavori è stata?

R: È una regista molto ispirante. Ha diretto un film d’esordio molto ambizioso, c’è la musica, è ambientato in un’altra epoca, ci sono bambini che recitano. Ci sono poi tantissime comparse, dunque tante persone da dirigere. È stato molto bello vederla fare questo film soprattutto perché quando l’ha fatto ci ha trasmesso la ragione per cui la faceva. Era proprio un film necessario per lei ed è riuscita a trasmetterci questa necessità. E questo per me è molto speciale.

D: Un primo assaggio delle reazioni del pubblico c’è stato al Festival di Berlino, dove Gloria è stato presentato in anteprima. Qual è stato il feedback e che emozione è stata per te?

R: A Berlino sfortunatamente non ero presente perché stavo lavorando. Io ho avuto modo di riscontrare l’affetto del pubblico al Bari International Film&tv Festival. Erano tutti molto contenti e felici, abbiamo ricevuto commenti positivi. È stato accolto benissimo e io ero molto felice. Anche se non credo che a chi non piace il film venga a dircelo (scherza, ndr).

galatea bellugi
Galatea Bellugi
Foto di José Castellar
Total look: Vintage Thierry Mugler
Stylist: Isaure Simon-Dujat
MakeUp & Hair: Shaila Moran
Publicist: Mpunto Comunicazione

D: Ho letto che in passato, per entrare meglio in un ruolo, ti sei chiusa in un convento. È così?

R: Sì, è vero. È stata una proposta del regista Xavier Giannoli per il film L’apparizione. Interpretavo il ruolo di una ragazza che viveva in un convento e sosteneva di aver visto la Madonna. Ho vissuto con le suore per qualche giorno. Erano molto aperte a spiegarmi la loro vita e a rispondere alle mie domande in modo che io potessi rappresentarle al meglio. Ho potuto fare tutte le domande che volevo, anche non strettamente collegate al film.

Il mese scorso ho girato un nuovo film in cui interpretavo il ruolo di una professoressa. Il regista mi ha proposto di trascorrere una settimana in una scuola per studiare gli insegnanti. E per Gloria! ho fatto due settimane di preparazione con un’acting coach e con Margherita Vicario. C’è stato un lavoro di gruppo per la preparazione del ruolo.

D: Hai respirato l’arte sin da bambina. Papà attore, mamma costumista. Con quali maestri cinematografici sei cresciuta e quali film ti hanno formata?

R: Secondo me sono più gli attori e i registi con cui ho lavorato ad avermi formata. Poi ci sono stati dei registi che mi hanno molto ispirata. Ad esempio io sono cresciuta con Johnny Stecchino di Roberto Benigni, o con film come Short Cuts di Robert Alman e Magnolia di Paul Thomas Anderson.

D: Hai conseguito una laurea in Relazioni internazionali. È un piano B che hai deciso di avere a portata di mano?

R: Sì, mi interessava molto come materia e i miei genitori mi avevano chiesto di proseguire con gli studi. Volevo avere la consapevolezza di ciò che succede nel mondo con una visione più scolastica.

D: La tua carriera si è concentrata sul cinema. C’è spazio per il mondo delle serie tv?

R: Sì, mi piacerebbe. Non ho ancora avuto l’occasione. Ci sono molte più serie tv rispetto ai film, perciò farei molta più attenzione nella scelta dei progetti. È un mondo che mi piace tanto, perché hai la possibilità di sviluppare molto di più un personaggio.

D: La tua serie tv preferita?

R: Te ne dico tre che sono uscite in momenti diversi. La prima è Six Feet Under, che mi è piaciuta molto. Poi c’è Le Bureau des légendes, una serie francese molto bella che consiglio e dove mia sorella ha anche una parte. E poi direi The White Lotus.

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