Ritmi stressanti e una carriera “a tempo”

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Approfondendo la questione, Ellen Pompeo ha sottolineato che i ritmi di lavoro per produzioni come Grey’s Anatomy sottopongono gli artisti a un forte stress. E la consapevolezza di non essere più giovanissima, unita alle lunghe attese tra un ciak e il successivo, sembra aver persuaso l’interprete a dedicarsi ad altro.

“Per quanto riguarda la recitazione sento che, magrado non abbia interpretato un milione di ruoli diversi, è stato come se lo avessi fatto. Starsene seduti nelle roulotte, viaggiare, girare ora ad Atlanta ora a Vancouver… Non ho alcuna voglia di starmene seduta nelle roulotte alle undici di sera e aspettare di girare le mie scene finché non bussano alla mia porta e mi dicono che posso mangiare. Sai, è una cosa che va bene per i giovani di spirito, per i giovani!”.

Ellen Pompeo confessa però che l’eventualità di non recitare più dopo Grey’s Anatomy risale anche alla falsa idea coltivata sin da bambina secondo cui un attore può dirsi finito dopo i quaranta.

“Quand’ero nei trenta, mi vedevo come chiusa in una scatola. Ecco perché restavo nella serie, perché mi dicevo ‘Porca ***! Prima di poter negoziare di nuovo il mio contratto e andarmene di qui avrò quasi quarant’anni! Sono così stereotipata in questo ruolo. Ho quarant’anni, perciò non lavorerò mai più’. Ma anche a quindici anni, al pensiero di quando avrei avuto quarant’anni credevo che sarei finita come attrice. Ora che di anni ne ho cinquanta, non mi vedo affatto così. Penso di poter fare qualunque cosa voglio o di non poterla fare affatto, se devo essere onesta”.

Dall’infanzia della Pompeo le cose sono fortunatamente cambiate, la cultura si è trasformata, e anche a Hollywood le star non “muoiono” più così giovani come una volta. Oggi, piuttosto, si permettono persino il lusso di spegnere personalmente i riflettori che le hanno illuminate.

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