Abbiamo raccolto un po’ di news su Sofia D’Elia, attrice vista nei panni di una giovane Alda Merini nel film Rai Folle d’amore. Scopriamo insieme la sua età, l’altezza, il suo profilo Instagram e i film e le serie tv a cui ha preso parte.

Biografia, età e altezza

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Prima di leggere cosa ha raccontato Sofia D’Elia nell’intervista rilasciata a Ciak Generation scopriamo qualcosa in più sulla sua biografia che conosciamo anche grazie alle informazioni recuperate sul sito di Studio Emme, che la rappresenta.

Sofia nasce a Bari il 27 giugno del 2006, per cui ha da poco compiuto 18 anni. La sua altezza è di 160 cm. Sta ancora frequentando regolarmente il liceo e nel suo futuro, oltre agli studi di recitazione, non esclude la possibilità di iscriversi all’università. Ha seguito diversi corsi, masterclass e workshop di recitazione che le hanno permesso di formarsi e migliorarsi come interprete.

Sofia D’Elia Instagram e social

Come tutti i suoi coetanei anche Sofia D’Elia è presente sui social network. In particolare ha un profilo Instagram (@sof.delia) che attualmente conta più di 2000 seguaci. Sul suo account condivide principalmente foto e video che mostrano backstage o eventi legati alla sua professione.

Film e serie TV

Nonostante la sua giovane età Sofia D’Elia conta già parecchie partecipazioni a film e serie tv di successo. Nel suo cv c’è anche un cortometraggio Tutù, uscito nel 2021, che tratta la problematica dell’anoressia. Di seguito vi riportiamo la sua filmografia completa, tra cinema e tv.

  • Il capitano Maria (2018)
  • Lucania (2019)
  • Odio l’estate (2020)
  • Il mio corpo vi seppellirà (2021)
  • Hill of vision (2022)
  • Folle d’amore – Alda Merini (2023)

Intervista a Sofia D’Elia

Non lasciatevi ingannare dalla sua età (18 anni compiuti da pochissimo): Sofia D’Elia ha ben chiaro qual è la strada da seguire ed è disposta a compiere qualsiasi sacrificio per arrivare alla meta.

Dopo il debutto sul piccolo schermo avvenuto nel 2018 nella fiction di Rai Uno Il capitano Maria la giovane attrice pugliese ha conquistato, provino dopo provino, ruoli sempre più importanti. Nel 2023 ha interpretato la versione adolescente di Alda Merini nel film per la tv Folle d’amore.

Vestire i panni della poetessa le ha permesso di ricevere insegnamenti che custodisce con sé anche fuori dal set come libertà, valore che risulta oggi imprescindibile per lei. Accompagnata dai genitori, strenui e affettuosi sostenitori nella costruzione della sua carriera e della sua persona, Sofia si fa largo con costanza nel difficile mondo dell’arte.

E il 2025 sarà un anno ricco di impegni importanti per lei. Tre sono i progetti a cui sta lavorando in questo momento e che le permetteranno di cimentarsi in generi diversi che vanno dall’horror al drammatico. Ciak Generation ha intervistato Sofia D’Elia, che ha rivelato qualcosa di più di sé.

sofia d'elia
Sofia D’Elia
foto di Paolo Stucchi

D: Come è nata la tua passione per la recitazione?

R: Ero molto piccola. Amavo vedere film di ogni genere, in particolar modo quelli di guerra, drammatici e quelli di Tim Burton. Una cosa che amo di questo regista è il modo in cui ci fa sentire tutti uguali partendo dalla diversità. Provavo poi un amore profondo per il genere del musical. Ricordo ancora che quando ero molto piccola mi mettevo di fronte alla televisione e cercavo di emulare quelle che erano le scene. Così ho chiesto ai miei genitori di iscrivermi a un corso di recitazione parallelamente a quelli di canto e di pianoforte. Poi sono arrivati i primi provini e il primo vero progetto.

D: Chi è la prima persona che ha creduto in te?

R: Sicuramente mia mamma e mio papà. È grazie a loro che oggi posso fare questo lavoro. Quando si parla di persone che credono in te non si parla solo di chi ti spinge a seguire una strada ma, anzi, di persone che cercano di farti fiorire. Hanno saputo trasformare la mia timidezza in un punto di forza da portare nel cinema. Di questo sarò loro per sempre grata. Avere dei genitori che mi hanno sostenuto è stato molto importante. Continuano tutt’ora a credere in me. Senza di loro non saprei al momento dove potrei essere.

D: E sono sempre loro le persone che chiami quando ti prendono per un ruolo? O c’è qualcun altro?

R: No, sono loro. Quando sono stata confermata per il film che sto girando la prima cosa che ho fatto è stata chiamare mia madre in lacrime e poi subito dopo il mio papà. Sono le prime persone che contatto, in generale nella vita. Sono i primi a conoscere la prima notizia bella o brutta, sono le mie ancore. 

D: Una delle prime esperienze importanti che ti ha regalato questo lavoro è stato interpretare la versione adolescente di Alda Merini nel film Rai Folle d’amore. Che esperienza è stata per te?

R: È stato sicuramente un ruolo che porterò per sempre nel cuore. Sono tornata da poco da Barcellona dove Folle d’amore ha vinto il premio come Miglior fiction movie internazionale al Premis Zoom, un festival spagnolo molto importante. Con Roberto Faenza (il regista, ndr) avevo già girato un film. Sono una ragazza di 18 anni che frequenta regolarmente il liceo perciò aver interpretato Alda Merini dopo averla studiata tra i banchi di scuola è stato un onore per cui non smetterò mai di ringraziare. Ha rappresentato davvero un privilegio. Le donne nella letteratura hanno sempre poco spazio. 

D: Cosa ti ha insegnato personalmente la storia di Alda Merini?

R: Mi ha insegnato tanto, non solo come attrice ma proprio come persona. Mi ha insegnato soprattutto il valore della libertà e il modo in cui una donna poteva realizzarsi in un contesto opprimente. Lei è stata una “primavera”, come si definiva spesso, perché ha portato delle novità, la freschezza e tanti valori.

D: Attualmente sei impegnata su ben tre set differenti. Uno di questi è Di niente e di nessuno, cosa puoi anticiparci?

R: È un film diretto da Cristina Ducci ed è la prima volta che sono diretta da una regista donna. È ispirato al romanzo omonimo di Dario Levantino. È una storia di resilienza di una famiglia che deve affrontare diverse problematiche. Io interpreto il ruolo di Anna, la ragazza di Rosario, che rappresenterà la luce nel contesto di corruzione in cui vive. È una storia ambientata tra la Sicilia e il Piemonte. Rosario è interpretato da Leon Muraca, la mamma è interpretata da Manuela Ventura. Nel cast c’è anche Vincenzo Ferrera, che interpreta il padre di Rosario.

D: Ci sono poi altri due impegni che ti vedranno protagonista...

R: Sì, esatto. Uno di questi è il film Albula in cui sarò protagonista al fianco di Sabrina Ruggiero. Io e lei saremo le protagoniste di un viaggio metafisico, un confronto tra la guerra di ieri e quella di oggi. Io interpreto Sofia, una ragazza ebrea proveniente dal 1945, che si confronta con una vittima della guerra palestinese. È un viaggio molto filosofico. Ci sarà anche la voce di Luca Ward e la partecipazione di Alessandro Haber e Romano Talevi.

Qualche giorno fa poi ho iniziato le prove di un thriller horror-fantasy. È la prima volta che mi trovo a interpretare un ruolo del genere, gli horror hanno poco spazio in Italia. Il titolo del film è Ting, il regista è Maximilien Dejoie. Inizieremo le riprese il prossimo anno.

D: Sei giovanissima ma hai già chiaro quello che vuoi nella vita. Hai mai pensato a un ipotetico piano B?

R: È una bella domanda. Purtroppo è un mondo difficile e riconosco che il futuro non si possa prevedere. Il mio piano B è sempre far diventare piano A quello che sto facendo. Dopo il liceo ho deciso di continuare l’Accademia di Cinema ma anche gli studi universitari. Vorrei iscrivermi a psicologia perché mi permetterebbe di capire meglio il lato psichico dei personaggi. Il destino vuole che i miei ruoli siano sempre un po’ complicati da quel punto di vista. È bene studiare questa materia perché ti aiuta a percorrere le tappe fondamentali di determinate problematiche. Un attore deve capire quello che sta vivendo. Il nostro lavoro è trasmettere emozioni, non soltanto interpretare una sceneggiatura. È importante capire il lato psichico di un personaggio. La psicologia è un supporto essenziale per il lavoro dell’attore. 

D: Un sogno nel cassetto che ti piacerebbe esaudire grazie alla recitazione?

R: Sogno di lavorare con Luca Guadagnino, che è un regista che ho particolarmente a cuore. Con Call my by your name ha cambiato la mia visione sull’amore. Ha la capacità di parlare con una certa sensibilità, non essendo caustico di questo sentimento. Oggi noi giovani siamo travolti da notizie mediatiche che non ci fanno credere nell’amore. Ci rendono quasi senza speranze. Luca Guadagnino ci pone di fronte a un mondo positivo ma realistico. Lavorare con lui sarebbe un arricchimento personale, un regalo della vita.

D: C’è una produzione, italiana o internazionale, di cui ti piacerebbe far parte?

R: Un film di cui mi piacerebbe far parte è Les Miserables. Mi piacerebbe interpretare il ruolo di Fantine perché ho particolarmente a cuore questa storia. Mia mamma è francese e Les Miserables di Victor Hugo è il suo romanzo preferito. Ho un amore profondo nei confronti delle rivoluzioni e della storia. Interpretare un ruolo del genere sarebbe per me un onore, significa trasmettere delle emozioni forti.

D: Anne Hathaway per quel ruolo ha tagliato i suoi capelli. Saresti disposta a un sacrificio del genere?

R: Certo, sarei disposta a farlo. È il lavoro dell’attore farlo. Io avevo i capelli lunghissimi e per il ruolo di Alda Merini ho dovuto fare un caschetto. Non ci ho pensato due volte. Mi ha aiutato a entrare nel ruolo. È fondamentale, ti aiuta anche a riconoscerti allo specchio in altre vesti. 

D: Quali sono stati l’ultimo film e l’ultima serie tv che hai visto?

R: L’ultima serie tv che ho visto è stata L’amica geniale, che è una serie che ho particolarmente a cuore. Parla di un’amicizia così forte e affronta diverse tematiche con una grande delicatezza, come l’emancipazione femminile. Ha toccato l’anima di tutti noi, è come se fossimo in quella storia per davvero. A breve lavorerò con Alba Rohrwacher in Albula, sono contentissima. 

L’ultimo film che ho visto è stato Ragazze interrotte. Ho amato particolarmente l’interpretazione di Winona Ryder, è stata magnifica. È uno dei pochi film che non ha strumentalizzato le malattie mentali.

D: La tua serie tv preferita?

R: Downton Abbey. È una serie tv che mi piace perché racconta di nobili in maniera diversa. Una cosa che ho amato particolarmente è che ha messo tutti sulla stessa barca, nobiltà e borghesia. Ci propone una visione un po’ diversa di questo mondo.