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Chi è Pierdante Piccioni: libro e storia vera di Doc Nelle Tue Mani
La storia vera di Doc Nelle Tue Mani: ecco chi è Pierdante Piccioni, il medico che ha ispirato la fiction…
La storia vera di Doc Nelle Tue Mani: ecco chi è Pierdante Piccioni, il medico che ha ispirato la fiction di Rai 1 con Luca Argentero.
Giovedì 26 marzo andrà in onda su Rai 1 la prima puntata di Doc Nelle Tue Mani, fiction interpretata da Luca Argentero e ispirata a una storia vera raccontata nel libro Meno Dodici. Andrea Fanti – questo il nome del protagonista – ha subito un incidente che gli ha strappato via dodici anni di ricordi. Nonostante ciò riuscirà a rialzarsi dalla drammatica esperienza recuperando le proprie forze e soprattutto la vita di prima. Dietro il personaggio di Doc Nelle Tue Mani c’è però il vissuto reale di Pierdante Piccioni, in parte divergente dalla sua versione televisiva. Tra i primi a parlare di lui c’è stato proprio Argentero, che ospite di Domenica In ha spiegato:
Entra nel nostro gruppo WhatsApp per esser sempre aggiornato su serie tv e cinema“Doc – Nelle tue mani è una storia vera e incredibile. Ho avuto la fortuna di conoscere Pierdante Piccioni. È un primario che lavora tra Lodi e Codogno. Nella realtà ha avuto un incidente, nella fiction Andrea Fanti riceve un colpo di pistola alla testa e perde 12 anni di memoria”.
Ma chi è Pierdante Piccioni, e qual è la sua vera storia che ha ispirato gli autori di Doc Nelle Tue Mani?
Chi è Pierdante Piccioni, autore di Meno dodici
Il 31 maggio 2013, all’età di 52 anni, il cremonese Pierdante Piccioni percorreva la tangenziale di Pavia quando subì un terribile incidente. Trasportato immediatamente in ospedale, lui ch’era già primario del Pronto Soccorso di Lodi, restò in coma per sei ore. Al suo risveglio, non ricordava nulla di quanto accaduto e soprattutto credeva di essere ancora nel 2001.
Ad assisterlo la famiglia, che per Piccioni era ormai sconosciuta. Il medico non rammentava infatti di aver perso la madre, che la moglie Assunta si fosse ammalata, e considerava estranei i due figli Filippo e Tommaso ormai universitari. Nella sua memoria li aveva appena accompagnati alle elementari, e credeva di lavorare ancora all’ospedale di Crema.
“Dopo la mia ripresa mi recavo tutti i giorni davanti alla scuola elementare, sperando sempre che i miei figli entrassero o uscissero da lì. Non riuscivo ad accettare che fossero i due che si erano presentati in ospedale dopo l’incidente… Ho dovuto uccidere metaforicamente i miei figli per continuare a vivere nell’illusione che fossero ancora piccoli. E se poi non mi sono arreso all’etichetta di disabilità che mi avevano appiccicato addosso, è stato soprattutto per loro“.
La TAC evidenziò una lesione cerebrale a cui i medici che si occuparono di lui avevano imputato l’origine dell’amnesia. Un’amnesia per la quale i più lo avevano spinto a chiedere l’invalidità, rinunciando così alla carriera nella sanità.
Ma Pierdante Piccioni scelse di non darsi per vinto, e dopo aver studiato recuperò i ricordi cancellati dall’amnesia e riprese la sua professione. A più di un anno dall’incidente, scacciati i pensieri più bui che gli avrebbero fatto pensare anche al suicidio, nel febbraio 2015 divenne primario del Pronto Soccorso di Codogno.
Il libro e la fiction di Doc – Nelle Tue Mani
Per paura di dimenticare ancora, Pierdante Piccioni raccolse il proprio dramma su carta, affidandolo poi alla sistemazione dell’amico giornalista Pierangelo Sapegno, suo collaboratore nella stesura del libro Meno Dodici (edito da Mondadori). In esso Pierdante Piccioni racconta la vera storia che in seguito ha funto da materiale per Doc Nelle Tue Mani.
Il progetto di una fiction TV sulla sua storia era già nell’aria da diverso tempo. All’uscita del libro nel 2016, Pierdante Piccioni aveva dichiarato che le trattative con la Rai avrebbero portato la sua vicenda sul piccolo schermo l’anno successivo. Ma ce ne sono voluti altri due perché la produzione prendesse il via, tramutata in una serie di 16 episodi di cui per il momento andranno in onda i primi 4.
Il libro di Doc Nelle Tue Mani non ripercorre però semplicemente la vera storia di Pierdante Piccioni, ma attraverso di essa vuole sottolineare che la disabilità è solo un’etichetta. Un’etichetta che come nel caso del primario cremonese si può anche superare.
“Nel volume racconto come ho trasformato la rabbia in passione e la disabilità in opportunità. Ne è uscito un bel messaggio di speranza. Mi dicevano: ‘Ma perché ti danni tanto l’anima? Prendi l’invalidità e te ne stai tranquillo a casa. Perché vuoi tornare in ospedale con questa sanità che poi va a rotoli?’ Io invece ci credevo. Fare il medico è stata la mia passione da sempre e mi sono battuto fino a che sono tornato. Per la burocrazia era più semplice lasciarmi lì”.
All’interno di questa cronaca del suo dramma Pierdante Piccioni svela di non aver mai veramente recuperato la memoria. La lesione alla testa, infatti, non si è mai veramente riassorbita ma il medico si è rassegnato a dover convivere con la propria disabilità, senza che questa diventasse un ostacolo.