Intervista a Blu Yoshimi

Non ha ancora compiuto 30 anni ma Blu Yoshimi ha già una carriera quasi ventennale. Classe 1997 e figlia d’arte (sua madre, Lidia Vitale, è una nota interprete televisiva e cinematografica), l’attrice ha mosso i primi passi su un set quando era ancora una bambina.

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Dai primi spot pubblicitari all’esordio sul grande schermo con Caos calmo di Nanni Moretti, che ha di recente ritrovato ne Il sol dell’avvenire, Blu ha seguito sin da subito la sua passione per la recitazione che è pian piano diventata il suo lavoro.

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Davanti a una macchina da presa o al calore del pubblico di un teatro Blu ritrova la libertà e quello sguardo sognante dei bambini, elementi che ha imparato essere imprescindibili per esprimere al meglio la sua arte.

blu yoshimi
Blu Yoshimi
Foto Patrizio Gentile
Hair & Make-up Emanuela Di Giammarco

Giovedì 12 settembre aprirà la stagione televisiva 2024/2025 di Rai Uno con Kostas, nuova serie tv a tinte gialle di cui è interprete principale al fianco di Stefano Fresi e Francesca Inaudi.

Siamo nel 2009 in una caotica ma sempre affascinante Atene, città in cui la storia pulsa in ogni angolo e che sembra sospesa tra antico e contemporaneo. Protagonista è il commissario Kostas Charitos (Fresi), capo della Sezione Omicidi della Polizia. Definito come il “corrispettivo greco del nostro amato Commissario Montalbano“, Kostas è un uomo schivo e ruvido ma con un profondo amore per la giustizia e per la ricerca della verità.

Il commissario è sposato da anni con Adriana (interpretata da Francesca Inaudi) e la coppia ha una figlia, Caterina. Kostas ha un amore spropositato per la ragazza e questo lo porta a essere molto critico nei confronti delle sue scelte, soprattutto in ambito sentimentale. Blu Yoshimi ci ha raccontato un po’ di più del suo personaggio, che impareremo a conoscere nelle quattro serate che compongono la prima stagione. Ecco cosa ci ha detto.

D: Kostas è la nuova serie di Rai Uno che ti vede tra i protagonisti. Cosa puoi raccontarci di Caterina, il tuo personaggio?

R: Caterina è la figlia di Kostas, interpretato dal nostro Stefano Fresi. Lei è la prima che si laureerà della sua famiglia, punta a un’indipendenza sia economica che emotiva. Ha una visione dell’amore che per noi non è nulla di sconvolgente ma visto il contesto (la serie è ambientata nel 2009) è una visione che mette un taglio tra la sua generazione e quella dei suoi. Non è una figlia ribelle ma è una ragazza che sa cosa desidera. Il padre è una figura forte, è molto legata a lui. Ho sempre pensato che Caterina abbia ereditato la testardaggine da suo padre e questo turba la tranquillità di cui il commissario ha bisogno.

D: Caterina vive un rapporto molto profondo con il padre Kostas, il quale è molto protettivo nei suoi confronti. Una caratteristica che non è sempre apprezzata dalla figlia…

R: Sì, verissimo. Io non ho questo tipo di rapporto con mio padre o mia madre perciò non so dirti se questa sia o meno una cosa sbagliata. Adriana un concetto di amore, secondo me, un po’ limitato. L’amore è anche lasciar liberi di sbagliare.

D: La vita di Caterina viene sconvolta dall’arrivo di un uomo, Fanis…

R: Sì, esatto. Caterina vive un conflitto interiore e cerca di capire se la persona con cui sta (Panos, il suo fidanzato interpretato da Daniele La Leggia ndr) è la persona giusta per lei.

D: Caterina sembra una ragazza molto ambiziosa e indipendente. In quanto ti somiglia?

R: Mi somiglia in un sacco di cose. Il filo romantico è importante ma non diventa preponderante all’interno della storia. Nonostante viva questo momento difficile da un punto di vista sentimentale continua a mantenere il punto nello studio e sui suoi obiettivi. Vorrei dire di essere esattamente così ma non so se è la verità. Tendenzialmente ho la fortuna di vivere una passione e mi sento una privilegiata ad averla. Mi rendo conto che stiamo vivendo un momento in cui la mia generazione fa veramente fatica ad avere una visione sul futuro, c’è un mondo che sta crollando intorno a noi. Per me avere una passione è davvero un privilegio, qualcosa che cerco sempre di animare e smuovere. È un motore davvero gigante e quindi anche nei momenti in cui ti perdi illumina il tuo percorso.

D: La particolarità di Kostas è che, nonostante sia una serie italiana, è ambientata ed è stata girata ad Atene. Come è stato lavorare in un set che è di fatto un museo a cielo aperto?

R: Atene è stupenda e non lo capisci quando arrivi. È una città misteriosa e percepisci che è reduce da una grande crisi. Ho sentito l’energia di una rinascita molto potente e in atto. Siamo stati testimoni di un sacco di manifestazioni, è un popolo molto grintoso. Con la troupe greca c’era tanta armonia e di ciò va data tanta lode a Milena Cocozza (la regista, ndr).

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Blu Yoshimi in Kostas

D: Nonostante tu sia giovanissima hai una carriera quasi ventennale. Qual è il tuo primo ricordo legato al mondo della recitazione? 

R: Ne ho vari in realtà. Una delle prime cose che ho fatto è stata una pubblicità di un noto marchio di passeggini. Ricordo che mi portarono a questo provino e io mi impuntai. Volevano farmi fare la passeggera di un’auto giocattolo guidata da un altro bambino e io pensai che fosse un’ingiustizia. Decisi di guidare una motocicletta che era lì a fianco. È stato quasi un atto politico.

Un altro ricordo è legato a Nanni Moretti e a Caos calmo. C’è sempre stato tanto divertimento. Mia madre (Lidia Vitale, anche lei attrice) mi ha sempre lasciato lo spazio del gioco. Ha sempre cercato di trasmettermi questo. Paradossalmente il lavoro che si fa da attori adulti è quello di tornare bambini. Questa bambina libera è un ricordo molto vivo in me. Ciò non esclude professionalità ed educazione ma stare sul palco e trovare quel gioco e quella libertà ti aiuta.

D: C’è qualcosa che hai imparato crescendo sul set che ti aiuta anche nella vita di tutti i giorni?

R: Sicuramente la disciplina. Io penso che il set sia una specie di esperimento sociale. Metti insieme tutte persone diverse a collaborare per un breve periodo. C’è qualcosa di più grande che spinge tutti a collaborare e a usare la saggezza per riuscire a stare in armonia. In Kostas ho sentito la forza di avere come protagonista Stefano Fresi che non è solo un bravo attore ma è anche un essere umano speciale. È un protagonista che sente la responsabilità di esserlo e che trascina anche gli altri.

D: Un’altra tua grande passione è il teatro. Hai da poco terminato una tournée, hai in programma altro?

R: A ottobre riparto in tournée con “Ciarlatani”, prodotta dalla compagnia di Silvio Orlando e sono protagonista insieme a lui. È un testo di Pablo Remon che Silvio ha deciso di adattare in Italia. Ed è uno spettacolo che consiglio a tutti perché lo trovo molto coraggioso. È un teatro che vedo raramente e questa è la forza di Silvio, che è in costante ricerca come artista.

Oltre a questo ho scritto un mio testo insieme a Gemma Costa, che si chiama “L’isola che non c’è”. È una storia dark che prende i personaggi di Peter Pan e li inserisce all’interno di un locale molto cheap. La protagonista è Trilly, una drag queen, ed è uno spettacolo che parla di crescita e di come crescere sia anche accettare delle realtà scomode che ci fanno paura. Spero di poterlo portare di nuovo in scena. Faccio un appello, cerco qualcuno che mi aiuti a produrlo (scherza, ndr).

D: Il mondo dell’arte è forse il più instabile in assoluto. Ci sono provini che vanno nel modo sperato e altri no. Hai imparato a convivere con questa precarietà?

R: Questa domanda oggi puoi farla a me, al mio amico archeologo e a tanti altri. Sento che è una parola che è entrata fortemente nel vocabolario. È un tema che dovremmo abbracciare nel senso più generazionale possibile. È un momento in cui anche il cinema indipendente si sente messo alle strette con tutti questi decreti che stanno bloccando fondi. Mi ha commosso che Francesco Gheghi alla Mostra del Cinema di Venezia abbia detto di voler condividere il premio con tutti gli attori della sua generazione. Penso ci sia bisogno di avere una visione comune. La precarietà del mestiere dell’attore la sposi, ci sono passati tutti prima di noi, e ci convivi. Io ho sempre lavorato ma non sempre facendo l’attrice perché l’affitto in qualche modo dovevo pagarlo. Questo mi ha rafforzato un sacco ma sento un po’ un’urgenza e l’importanza di avere una visione a lungo termine. Bisognerebbe ascoltare un po’ di più coloro che stanno cercando di far sentire la propria voce.

D: Su Instagram ti definisci un “misto tra donna e nonna”. In cosa sei nonna?

R: Io ho un po’ un lato anziano ma nell’accezione più bella con cui posso riferirmi alle persone di una certa età. Ora mi sono messa a fare anche l’uncinetto. Anche da piccola mi chiamavano la ‘nana di 40 anni’. Ho un lato molto casalingo. Mi piace stare con le piante, mi piace stare con il mio cane. Sono un po’ entrambe le cose. Da un lato mi piace stare con le persone, comunicare, ballare, ridere e scherzare. E poi c’è questo lato solitario che io amo altrettanto che ogni tanto mi fa essere più nonna.

D: Qual è la tua serie tv preferita?

R: Ne ho due: The Handmaid’s Tale e Maid, miniserie Netflix con Margaret Qualley.