Sarah Paulson e Jessica Lange raccontano il processo creativo di Ryan Murphy

Ryan Murphy, che il New York Times propone come il moderno capocomico di una stessa compagnia di attori, è solito anzitutto lavorare sui suoi personaggi fino all’ultimo momento.

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Come ricorda la Lange, era difficile riuscire ad avere le pagine del copione da interpretare prima del giorno stesso di inizio delle riprese. Ma è la Paulson ad illustrare in maniera più esaustiva quale sia il processo narrativo che anima l’autore.

“Può dimostrare un certo disinteressamento nei confronti di una storia che comunque sta raccontando, e poi decidere di raccontarla in un modo interamente nuovo. Perciò magari procedi raccontando una cosa particolare, e poi tutt’a un tratto scopri che, oh, sei stata veramente tu ad uccidere tua sorella, e che l’hai davvero mangiata per cena. Ma non l’hai realizzato perché fino ad allora avevi recitato per tutto il tempo come se tu amassi veramente tua sorella. Tutto questo però aggiunge in realtà una splendida sfumatura al tuo lavoro”.

Ogni svolta che ciascun personaggio ha avuto durante il suo sviluppo è dunque il risultato dei capricci artistici di Murphy. E se questi destabilizzano gran parte degli spettatori, costituiscono però tanto una spinta in più nell’interpretazione degli attori quanto l’originale peculiarità di American Horror Story.

Facciamo qualche esempio…

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