Salahudin Tijani Imrana è per tutti Enrico ma per i fan di Mare Fuori è semplicemente Dobermann. L’attore di origine africana è entrato a far parte della serie di Rai Due a partire dalla terza stagione. Diego arriva all’IPM dopo essere arrivato clandestinamente in Italia a bordo di una barca fatiscente. Lo stesso mare, che vede quotidianamente dalla sua cella, gli ha portato via sua madre, morta annegata per salvarlo mentre cercava di dargli un futuro migliore.

Nella quinta stagione assistiamo a una caduta di Dobermann verso il baratro. Il ragazzo ha perso i punti di riferimento ora che Kubra, la giovane di cui si è innamorato, è stata trasferita in un altro IPM. Quella di Diego è una discesa che sembra irrecuperabile. La soluzione che il giovane trova ai suoi dolori è la droga, che lo condurrà verso un abisso. Solo un nuovo arrivo potrà aiutarlo a resistere e a rialzarsi.

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Tijani è prima di tutto un fan della serie e non vede l’ora di vedere le nuove puntate. “Sono molto curioso di vedere il prodotto finale. Credo che sia molto innovativa, molto cruda e drammatica. Credo molto nella visione del nuovo regista, Ludovico Di Martino, con cui ho lavorato benissimo. Mi auguro che tutto vada alla grande“, ha raccontato.

Da due stagioni l’attore interpreta Dobermann anche in Mare Fuori – il musical, che ha da poco concluso una tournée ricca di sold-out. Nel corso dell’intervista Enrico Tijani ci ha raccontato come è riuscito a interpretare il dolore di Diego, rivelando qualcosa in più della sua interiorità e della sua storia.

D: Nelle prime puntate di Mare Fuori 5 vediamo un Dobermann triste e giù di morale per l’abbandono di Kubra. Cosa puoi anticiparci?

R: Troveremo un Dobermann abbastanza vuoto quest’anno a causa di una grande delusione. È demotivato e non più determinato perché ha subito il colpo dell’abbandono di Kubra, che per lui rappresentava tanto in quel contesto. Dopo questo addio si troverà solo e soffrirà tanto, perché anche i suoi fratelli Cucciolo e Micciarella si dedicheranno ad altro. Ci sarà più avanti un ingresso di un personaggio nuovo che gli starà vicino durante questo momento difficile. Sarà l’unica che riuscirà a farlo.

D: Hai attinto da tue esperienze personali per esprimere il suo dolore?

R: Più che attingere da esperienze personali ho fatto uno studio diverso. Mi sono dedicato a osservare tanto, a leggere molto e a guardare diversi film. Mi sono concentrato a osservare come altri attori interpretano il dolore e il senso di vuoto che Dobermann ha. Ho lavorato anche sul mio passato e sulle mie origini. 

D: Quali film hai visto in particolare?

R: Quest’estate mi sono fatto un elenco di film per la preparazione del personaggio. I film che ho guardato sono Trainspotting, Via da Las Vegas, Requiem for a dream, Beautiful Boy con Timothée Chalamet.

D: Più passano le stagioni e più penso che il soprannome di “Dobermann” non sia corretto perché lui è davvero un buono. È più un labrador che un dobermann, non trovi?

R: Sì, sono molto d’accordo. Non mi si addice questo soprannome. È nato da uno scherzo di Micciarella, che mi chiamò così perché ero nero come un dobermann. Caratterialmente però il mio personaggio è molto empatico, sensibile e vulnerabile. È meno aggressivo. Quando lo è stato lo ha fatto solo per essere accettato in un contesto diverso dal suo, quello della malavita.

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Enrico Tijani in Mare Fuori 5
Foto di Sabrina Cirillo

D: E in queste caratteristiche che hai elencato ti riconosci o ti senti lontano?

R: Mi riconosco nella sua determinazione e nella sua ambizione. Sono molto emotivo e secondo me questa è una caratteristica che gli attori devono avere. Sapersi rispecchiare in un altro, comprendere, non giudicare fa la differenza. Mi reputo poi abbastanza coraggioso, ma penso che Dobermann lo sia più di me. E anche furbo.

D: In passato ho fatto un gioco con gli attori di Mare Fuori che ho intervistato. Un fancasting: immaginiamo una versione americana di Mare Fuori. Quale attore vorresti per il ruolo di Dobermann?

R: Un nome del passato ce l’ho e ti dico Spike Lee. È un grande regista e anche un grande interprete. Se penso a un nome attuale Caleb McLaughlin, Lucas in Stranger Things.

D: È stata già confermata la sesta stagione di Mare Fuori. Ti piacerebbe esserci?

R: Sì, sicuramente. Vedremo…

D: Te lo immagini il giorno in cui dirai addio a Mare Fuori?

R: Attualmente non me lo immagino però so che sarà tosta. Ha cresciuto un po’ tutti gli attori che ne hanno fatto parte. È stata un’ottima scuola e ne sono onorato. Mi ha introdotto a questo mondo. Sono molto grato. Sarà un momento difficile.

D: Anche perché siete una famiglia a tutti gli effetti…

R: Con i ragazzi si è creato proprio un rapporto di fratellanza. Spero di ritrovarci in altri progetti un po’ alla volta. Sarebbe un buon segno perché significa che stiamo lavorando e crescendo.  

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Enrico Tijani
foto di Adriano Russo
Press: Maria Grazia Scaccia per Feelstudio

D: Cosa hai fatto con i primi soldi guadagnati con Mare Fuori?

R: Non sono un grande spendaccione. Li ho spesi in famiglia, per alcune mie questioni familiari. Siamo tanti. Come cultura e valore, tendiamo a dare tanto alle nostre famiglie. Io sono nigeriano e ghanese. Ho vissuto in Africa quattro anni e quindi ho sviluppato una sorta di terzo occhio. Ho due visioni del mondo, cerco sempre di essere equilibrato con i soldi. Non riesco a spendere troppo perché dall’altro lato c’è chi ne ha bisogno.

D: So che tornerai a casa dopo diversi mesi. Cosa sanno del tuo lavoro e del tuo successo? Sono felici?

R: Non ne sanno molto. Non seguono Mare Fuori perché lì da loro ancora non è arrivato. Sanno che sto facendo cose e sono molto contenti. Pregano per me, perché sono molto religiosi. Tra poco ritorno e sono molto emozionato perché manco da un po’. Non so cosa aspettarmi. Sicuramente mi emozionerò tantissimo e piangerò. 

D: Il razzismo è qualcosa che conosci?

R: Per fortuna non come Dobermann. Ho vissuto piccole cose, ma sono una persona che si lascia scivolare le cose. Non ci faccio caso e vado avanti per la mia strada. La cosa di cui sono grato è che vivo a Napoli. I napoletani sono calorosi e umani, mi sono sempre sentito a casa e mai in difficoltà. È un popolo aperto e molto accogliente.

D: Per due anni hai fatto parte del cast del musical di Mare Fuori girando tutta l’Italia. Cosa ti ha insegnato il teatro?

R: È stata un’esperienza fantastica. Ho imparato tantissimo perché il teatro ti forma. È educazione, disciplina, rispetto. E poi trovarmi con una compagnia del genere, che è stata una famiglia per me, è stato emozionante. Nemmeno una settimana fa abbiamo chiuso questo viaggio a Lecce, ci siamo emozionati tantissimo e abbiamo pianto. È un altro tipo di scuola. In teatro sei più protetto, sei in una scatola magica. Se hai la fortuna di recitare con persone brave anche a livello umano ti senti veramente al sicuro. Questo ti carica e non hai paura di osare. 

D: Il musical tornerà per una nuova stagione?

R: Io spero di sì. Apro le porte in generale al teatro, farei volentieri un’altra esperienza o anche la stessa a teatro.

D: Progetti futuri?

R: Ho girato un cortometraggio l’anno scorso ma al momento non ne so ancora nulla. Per il resto sono molto concentrato su me stesso. Sto studiando tantissimo e sto facendo provini. Sono molto determinato, credo in me stesso e spero di ottenere risultati.

D: La tua serie tv preferita?

R: Bella domanda. Peaky Blinders è forse una delle mie preferite. Quando si parla di serie è la prima che mi viene in mente. Poi adoro Cillian Murphy. Ultimamente ho visto Euphoria. È una serie bellissima. Gli attori sono bravi, la regia è stupenda e la fotografia altrettanto. Poi tratta un tema molto delicato e attuale. 

D: Sai che mi hai dato le stesse risposte di Antonio d’Aquino (qui per recuperare l’intervista)?

R: Non ci siamo messi d’accordo. Magari per Euphoria l’ho contagiato io perché ne parlavo con tutti.