
Da Mare Fuori 5 al remake spagnolo fino a una nuova serie Netflix: intervista al produttore Roberto Sessa
Da Mare Fuori 5 (tra new entry e addii) al remake spagnolo con Gabriel Guevara fino alla nuova serie Netflix: intervista al produttore Roberto Sessa
A tu per tu con Roberto Sessa
Una carriera lunga oltre trent’anni, quella di Roberto Sessa, costellata di successi seriali e cinematografici. Il produttore di Picomedia ha all’attivo alcune delle produzioni televisive più importanti dell’ultimo periodo, a partire dal fenomeno mediatico Mare Fuori fino a La storia, ispirata al romanzo di Elsa Morante.
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Tra gli ultimi progetti per il grande schermo di Picomedia ci sono Nostalgia, film con Pierfrancesco Favino che è stato notato anche agli EFA (European Film Awards), e Itaca – il ritorno, i cui protagonisti sono Ralph Fiennes e Juliette Binoche. La società di produzione è poi a lavoro su Io sono Rosa Ricci, prequel di Mare Fuori che arriverà nelle sale entro la fine del 2025.
Intanto, dopo gli enormi risultati ottenuti sul territorio nazionale, Picomedia punta al mercato estero. Il prison drama di RaiPlay avrà presto un remake spagnolo (Mar Afuera, che vede tra i protagonisti anche il nuovo teen idol Gabriel Guevara).
Ciak Generation ha raggiunto telefonicamente Roberto Sessa per tracciare un bilancio del suo lavoro. Oltre alla quinta stagione di Mare Fuori abbiamo parlato delle produzioni seriali passate (da Tutto chiede salvezza alle sorti di Adorazione) fino a quelle future (una nuova serie prodotta da Netflix Italia).
D: Di solito su un sito internet di un’azienda c’è sempre la voce “Chi siamo” in cui si racconta come è nata e qual è la sua missione. Come descriverebbe il “Chi siamo” di Picomedia?
R: Siamo un piccolo team che fa grandi cose. Siamo un gruppo molto limitato di persone che lavora insieme da tanto tempo, abbiamo sempre avuto l’obiettivo di fare le cose che ci piacciono. Cerchiamo di essere strategici e non tattici, di fare le cose che possono avere delle evoluzioni nel corso della loro realizzazione. Ormai stiamo cercando di lavorare su serie che possano avere più stagionalità, su film che abbiano una loro storia o futura o passata, perché figli di un libro, di un grande racconto o di una situazione sociale che ha destato un grande interesse o stupore. Oppure andiamo a rivisitare un classico leggendolo in una maniera diversa. Questo è un po’ il senso del nostro lavoro.
D: Parliamo di Mare Fuori. Quand’è che ha capito che non si trattava più soltanto di una serie di successo ma di un vero e proprio fenomeno mediatico?
R: Questo è successo nell’estate del 2022, quando Netflix ha messo in piattaforma le stagioni 1 e 2. Lì sono esplose. Sono rimaste nella Top 10 di Netflix Italia per 31 settimane, che è qualcosa di assolutamente unico e mai replicato. Ad oggi è la serie italiana più vista di sempre sulla piattaforma. Questo ha creato una cassa di risonanza gigantesca che ha avuto come ulteriore effetto il passaggio dei ragazzi a Sanremo 2023 e il rilascio su RaiPlay, dove in poche settimane ha raggiunto 150 milioni di visualizzazioni. Lì è diventato da serie di successo un fenomeno sociale.

foto di Sabrina Cirillo
D: La quinta stagione di Mare Fuori è una sorta di “reboot”. Ci sono diverse new entry, tanti addii. Può essere considerata come l’inizio di una nuova era per Mare Fuori?
R: Con la stagione 4 si sono conclusi una serie di tiranti narrativi. Come accade di frequente nella multi-stagionalità arrivi a un certo punto in cui chiudi delle porte e apri dei portoni. La stagione 5 è certamente l’apertura di un nuovo portone con l’ingresso di sei nuove figure principali tra i ragazzi che alimenteranno il racconto delle prossime stagioni.
D: Da un punto di vista dei contenuti si è parlato di un ritorno alle origini, con meno romanticismo e più crime. È così?
R: Questo dipende dal momento. Certamente, essendoci nuovi ingressi, si presuppone che non conoscano i ragazzi che son dentro. Le dinamiche sono diverse. Non è detto che nel corso delle prossime stagioni poi non si costruiscano dei tiranti narrativi simili a quelli che abbiamo visto o magari diversi. Questo dipende dall’andamento che ci proponiamo. La serialità multi-stagionale è un animale strano, che ha tante variabili che sono legate a quanto florido sia il tessuto narrativo che hai sottomano ma anche ad altri fatti contingenti. Non ultimo il fatto che un attore possa chiederti di essere scritto fuori perché vorrebbe fare altre esperienze, perciò devi interrompere delle narrazioni e iniziarne delle altre. Questo è nella natura di questo racconto televisivo.
D: La scorsa stagione c’è stata l’uscita di scena di diversi protagonisti storici, come Massimiliano Caiazzo e Matteo Paolillo. Scelta condivisa, volontà degli sceneggiatori o degli attori?
R: Un po’ e un po’. C’erano dei segnali. Anche noi ci rendevamo conto che quelle storie dovevano finire in un certo modo per completare in maniera forte l’arco del personaggio. Questo presupponeva qualcosa di tranchant. Doveva esserci una botta secca perché questo era il messaggio che doveva arrivare al pubblico e al racconto.
D: Mare Fuori 5 parte un mese dopo rispetto alla canonica partenza di febbraio. C’è un timore particolare per questo cambio di programmazione?
R: Sono figlio della televisione generalista. Mi hanno insegnato più di 30 anni fa, quando ho iniziato questo lavoro, che la televisione è un appuntamento con il pubblico, che per me è liturgico. Più gli dai un tempo preciso e più ti avvantaggi rispetto al resto. Sono stato molto attento a far sì che in queste stagioni fossimo presenti sempre nello stesso mese, perché penso che questo aiuti il telespettatore a trovarti nella giungla televisiva.
Questo spostamento di un mese, che non è la fine del mondo, è qualcosa che non aiuta. Capisco perfettamente il motivo per cui è stato fatto. Rai Pubblicità è un nostro partner fondamentale e Mare Fuori è una delle fiction dove riesce a ottenere prestazioni commerciali straordinarie, per questo hanno preferito allontanarsi da Sanremo. Ce lo hanno comunicato, ne abbiamo preso atto e, nello spirito di collaborazione che si ha con un partner importante come Rai Pubblicità, abbiamo ovviamente deciso insieme a RaiPlay una nuova data e una nuova collocazione. Alla domanda ‘Siete contenti?’ rispondo ‘Non tantissimo, ma fa parte del gioco’.

foto di Sabrina Cirillo
D: Capitolo remake. In conferenza stampa si è parlato di quello americano su cui al momento non ci sono novità ma mi risulta che Mar Afuera, quello spagnolo, sia in lavorazione. Tra l’altro troveremo Gabriel Guevara, idolo dei giovani grazie alla saga Culpables, nei panni del Chiattillo. Cosa può anticiparci a riguardo?
R: Glielo confermo. Ci ha comunicato BetaFilm, che è il distributore internazionale che si occupa di questo, che l’adattamento di Mare Fuori in Spagna è in avanzata produzione. Sono mesi che chiediamo a BetaFilm di avere maggiori informazioni e non le abbiamo. Anzi, ne approfitto per rimandare un ulteriore messaggio perché vorrei sapere dove siamo. Non abbiamo visto niente, non sappiamo nulla della serie perché riteniamo che questo sia un tema legato al distributore internazionale e non a noi. Non contiamo nulla ed è giusto che sia così. Quando abbiamo adattato Un posto al sole in Italia non è che ci siamo confrontati con gli australiani che sono venuti a dirci cosa dovevamo fare e cosa non. È nelle mani loro, speriamo che facciano un buon lavoro e siam molto curiosi di vederlo quando sarà pronto.
D: Picomedia ha dato a Gabriel Guevara e agli spagnoli Mare Fuori…magari potrebbe ricevere in cambio la produzione di una versione italiana di È colpa mia? È qualcosa che potrebbe interessarvi?
R: Ci potrebbe interessare ma nessuno si è fatto vivo.
D: Nel 2023 emerse la notizia della produzione di un altro prison drama, Nate Libere, ambientato in un carcere femminile. Che fine ha fatto questo progetto?
R: Ce l’abbiamo in mano. Stiamo riflettendo perché c’è una novità importante che si è presentata nelle ultime settimane. È sicuramente una serie da televisione generalista e quindi aspettiamo il momento migliore e opportuno per poterla presentare.
D: Un altro progetto young adult di Picomedia dello scorso anno è stato Adorazione, su Netflix. Qualche giorno fa sono usciti i dati della piattaforma della seconda metà del 2024 e direi che sono molto buoni per voi. Un bilancio?
R: Per me è stato un grande dolore sapere che non si faceva la seconda stagione. È una serie che ho maggiormente amato tra quelle che ho prodotto. Probabilmente quello che è successo è che dal momento dell’ideazione a quello del rilascio sono passati più di due anni e probabilmente in questo periodo Netflix ha un po’ cambiato le sue priorità. Quindi evidentemente questo genere di storia (un racconto con molti ragazzi e nessun adulto) non era più prioritario per le linee editoriali, malgrado fossimo stati per 5/6 settimane nella Top 10 e due settimane nella Top 10 mondiale. Ho avuto un sacco di gente che dall’estero mi ha mandato messaggi di grandissimo apprezzamento sulla storia. Ero abbastanza convinto che saremmo andati avanti con la serie 2, anche perché il concept era pronto, è stato consegnato ed era, a parer mio, fortissimo.
D: Anche perché, dati alla mano, si tratta della terza serie prodotta da Netflix Italia più vista nella seconda metà del 2024. Quindi decisamente un buon risultato…
R: Sì, direi che ce la battevamo con La legge di Lidia Poet. Solo che loro andranno avanti e noi no. Purtroppo non decido io.
D: Capitolo Tutto chiede salvezza. La serie non avrà una terza stagione. Anche in questo caso è stata una decisione presa dalla piattaforma o è stata condivisa?
R: No, le decisioni le prende la piattaforma. Noi aspettiamo il famoso 28esimo giorno in cui ci dicono cosa succede.
D: Per due anni consecutivi Picomedia si è portata a casa il “Nastro d’argento – Grandi Serie” per la serie tv dell’anno: nel 2023 con Mare Fuori 3 e nel 2024 con La storia. Quanto sono importanti questi riconoscimenti per il suo lavoro?
R: Molto. Soprattutto quando ti rendi conto che, nel primo caso, eravamo un po’ soli contro tutti. Il passaggio dalla prima alla seconda stagione di Mare Fuori è stato molto complicato e non necessariamente scontato. Vedere che poi avevamo ragione a insistere, a tener duro e a investire più soldi di quelli che avevamo investito è una cosa molto importante.
Per quanto riguarda La storia una grandissima soddisfazione è stata innanzitutto fare una cosa che in tanti hanno provato a fare senza riuscirci. E poi il taglio che gli abbiamo dato, il tipo di racconto che abbiamo messo in opera, la scelta della regia e della protagonista, la scelta di girare tutto nelle strade di Roma. Insomma, tutte le scelte artistiche e produttive che abbiamo intrapreso hanno pagato. Tra l’altro incomincia a darci grandi soddisfazioni anche per quanto riguarda la sua vita internazionale.
D: Non solo serialità ma anche cinema. Attualmente Picomedia è in sala con “Itaca – il ritorno” con un cast di primo livello capitanato da Ralph Fiennes e Juliette Binoche. Come è nato questo progetto internazionale?
R: Ce lo ha portato Uberto Pasolini (regista, ndr), un amico di lunga data con cui avevo lavorato pochissimo. Questo era un copione che Uberto aveva nel cassetto da tanti anni. Un giorno mi ha detto che Fiennes e Binoche avevano una finestra di disponibilità e avevano voglia di tornare a lavorare insieme. In sei mesi siamo riusciti a costruire un finanziamento old style perché si tratta di una co-produzione inglese, francese, italiana, greca con un minimo garantito internazionale.
D: Può essere considerato come un primo passo verso il mercato internazionale?
R: Non è da tutti giorni imbattersi in una sceneggiatura così potente e in un cast così stellare. È stato molto avvincente, divertente, faticoso. Abbiamo investito tanto e stiamo raccogliendo i frutti di questo investimento. Siamo molto contenti di come sta andando il film in Italia. Credo che supereremo le 200mila admissions e non era scontato per un film così. Lo abbiamo venduto in tantissimi paesi del mondo a partire dagli Stati Uniti, che è stato un partner importantissimo in questa avventura.
D: Un successo clamoroso su Netflix è stato Svaniti nella notte, thriller con protagonista Riccardo Scamarcio. Vi aspettavate questo successo o è andato oltre le vostre aspettative?
R: No, è andato ben oltre le nostre aspettative. È stato un film che è rimasto nella library di Netflix per diversi mesi. Era pronto, non trovavano lo slot e quindi noi eravamo anche un po’ avviliti, perché non capivamo cosa succedeva. Sapere che ha avuto un successo planetario ed è stato nelle Top 10 di paesi importantissimi come gli Stati Uniti, del Regno Unito e della Francia è stata una soddisfazione pazzesca. Credo che sia il secondo film italiano che ha raggiunto un apprezzamento così ampio sulle piattaforme mondiali Netflix. È stata un’operazione molto interessante.
D: C’è spazio per un sequel?
R: No, non credo. La storia era chiusa.
D: C’è qualche progetto sul quale non ha creduto e di cui si è pentito?
R: Tanti. Ma quello che mi dispiace di più è Gomorra. In quel caso ci avevamo visto giusto ma poi Fandango ha deciso di andare per un’altra strada.
D: Un parere sui recenti Oscar. Cosa ne pensa dei premi consegnati e dei film in gara?
R: È molto interessante che il cinema indipendente l’ha fatta da padrona. Un segnale su cui fare delle riflessioni.
D: Progetti futuri in uscita e in lavorazione?
R: Lunedì incominciamo questa nuova avventura con Netflix che è ispirata alla Scuola Militare della Nunziatella a Napoli. È una bella scommessa, è la prima vera serie che proponiamo a Netflix con all’interno della sua costruzione produttiva il seme di una multistagionalità che può durare nel tempo. Non avevamo mai presentato un progetto con queste caratteristiche, è un’arena che può durare molte stagioni. È un’idea che avevo da tempo e che ho proposto un paio di anni fa, è piaciuta e l’abbiamo sviluppata.
D: Domanda secca: un attore per cui farebbe carte false per lavorarci insieme?
R: No, non faccio nomi.
D: Qual è la sua serie tv preferita?
R: Mare Fuori.
D: E la seconda?
R: La storia.
D: Al terzo posto? Facciamo una Top 3 a questo punto…
R: La collezione di De Filippo