Evan Peters sulla preparazione per Dahmer: intervista esclusiva
La nostra intervista esclusiva a Evan Peters
Ha raggiunto miliardi di minuti di streaming in pochissime settimane dall’uscita e i numeri adesso sono saliti in maniera esponenziale. La serie Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, che racconta del serial killer statunitense accusato di 15 omicidi e condannato a 957 anni di carcere, è stata una delle serie fenomeno di Netflix.
Ad interpretare lo spietato assassino, uno straordinario Evan Peters che ha descritto l’esperienza come una delle più difficili della sua carriera.
Entra nel nostro gruppo WhatsApp per esser sempre aggiornato su serie tv e cinemaL’attore ha infatti riflettuto a lungo prima di accettare, perché desiderava essere completamente autentico e per interpretare Dahmer avrebbe dovuto esplorare luoghi bui della mente umana e restarci per diverso tempo.
La sua collega Niecy Nash, che nella serie interpreta Glenda Cleveland ha raccontato:
“Quando la gente durante le riprese mi chiedeva ‘com’è Evan?’ io rispondevo in tutta onestà ‘non lo so’. Evan si è totalmente calato nel personaggio e noi sul set abbiamo rispettato il tuo processo creativo e la sua necessità di mantenere una distanza con noi, al fine di rappresentare quell’atteggiamento di fronte alla telecamera. Pregavo moltissimo per lui, perché è un personaggio talmente pesante che alcune volte può schiacciarti. Ci sono stati momenti in cui l’ho visto stremato”.
Sul set infatti interagiva poco con i colleghi, proprio per non perdere di vista l’obbiettivo, ma sostenuto da tutti, ha svolto un lavoro straordinario.
Leggi anche: Netflix realizzerà altre due stagioni di Mostro dopo Dahmer
Quando ha letto per la prima volta i copioni degli episodi, cosa ha pensato?
“Quando Ryan Murphy mi ha mandato gli script, la scrittura mi ha colpito subito, era brillante. Ma ero terrorizzato, ho pensato e ripensato se accettare il ruolo o meno, sapevo che sarebbe stata una sfida incredibilmente dark e difficile.”
Come si è preparato al ruolo di Jeffrey Dahmer?
“Ryan mi hai consigliato di guardare, come prima cosa, l’intervista di Stone Phillips. In quel video si vede esattamente il modo in cui parla di quello che ha fatto. Io ne sono rimasto affascinato e volevo immergermi nella psicologia di quel lato estremo del comportamento umano. Quindi ho letto più libri che potevo, resoconti psicologici, confessioni, cronologie, il tutto nel tentativo di capire perché Jeffrey ha commesso quegli atti terribili. E poi, naturalmente, c’è stata tutta la parte fisica della costruzione del personaggio”
Me la racconti…
“Abbiamo impiegato quattro mesi per la preparazione, sei di riprese. Jeffrey tiene la schiena molto dritta e non muove le braccia quando cammina. Quindi ho messo dei pesi alle braccia per emulare quella staticità. Ho indossato durante tutto il percorso i suoi stessi jeans, gli occhiali e ho tenuto una sigaretta in mano sempre. Volevo che il lato esteriore di lui fosse una seconda natura per me durante le riprese. Quindi ho guardato un sacco di filmati, ho lavorato con un coach per individuare la dizione perfetta visto che il suo modo di parlare all’epoca era molto distinto e aveva un dialetto. Ho addirittura creato questo file audio di 45 minuti, che è stato molto utile, e l’ho ascoltato ogni giorno nella speranza di imparare il suo modo di parlare, di entrare nella sua mentalità per cercare in qualche modo di capirlo. È stata una ricerca estenuante per riuscire a trovare suoi momenti privati, prima delle interviste e delle confessioni.”
E i suoi compagni di set?
“Per restare nel ruolo non socializzavo molto ma sono stati sempre tutti estremamente gentili e comprensivi. Niecy Nash ha capito che stavo cercando di spingermi al limite ma allo stesso tempo di rispettarlo e una volta mi ha detto una cosa bellissima che le è stata insegnata da sua nonna: ‘Tieni duro finché non ne hai abbastanza e quando ne avrai abbastanza, continua a tenere duro’, Quella frase è rimasta con me.”
Con lei ha girato una delle scene più agghiaccianti, quella del panino. Cosa ricorda di quel giorno sul set?
“Non molto sinceramente, ma ricordo che Niecy è stata fantastica. Era difficile capire cosa stesse facendo il mio personaggio in quella scena. Da un lato voleva che Glenda, il personaggio interpretato da Niecy, ritirasse la denuncia, ma allo stesso tempo, voleva punirla, ristabilire un certo potere su di lei. Ed è stato davvero incredibile vedere il suo personaggio resistere a Jeffrey Dahmer che non ha avuto altra scelta che andarsene. Dal punto di vista recitativo è stata una bella scena da girare.”
Come ha fatto poi ad uscire da un personaggio così cupo e impegnativo?
“Volevo dare il 120%, per questo ho cercato di restare nella parte per tutto il tempo. Mi sono portato dietro tantissima negatività e l’unico modo per non mollare era tenere bene in vista l’obbiettivo finale, sapere quando avremmo concluso le riprese. Quel giorno ho potuto finalmente respirare, lasciarlo andare e iniziare a riportare gioia e leggerezza nella mia vita. Sono andato a St. Louis a trovare la mia famiglia, gli amici e ho guardato tantissime commedie, film romantici, ascoltato e composto buona musica. Alla fine basta che io ricordi sempre che è solo un lavoro.”
di Federica Volpe da Los Angeles