Giuditta Vasile presenta Koza Nostra a Ciak Generation: “Non è la solita commedia”
Giuditta Vasile è al cinema con Koza Nostra. L’attrice si racconta a Ciak Generation, tra gavetta e i suoi progetti futuri
Intervista a Giuditta Vasile
Giuditta Vasile, una passione per il cinema tout court! Abbiamo intervistato l’attrice siciliana pochi giorni prima dell’uscita di Koza Nostra, commedia diretta da Giovanni Dota nelle sale italiane a partire dal prossimo 19 maggio. Ci ha raccontato qualcosa in più sul suo personaggio, Francesca, la figlia di un boss mafioso. Giuditta ci ha parlato dell’importanza dello studio per la formazione di un attore e della sua passione per la sceneggiatura. Largo spazio anche ai suoi progetti futuri e della sua esperienza nel primo film da regista di Giuseppe Fiorello. Ecco cosa ci ha raccontato:
Entra nel nostro gruppo WhatsApp per esser sempre aggiornato su serie tv e cinemaD: Dal 19 maggio sei al cinema con Koza Nostra, una commedia che ha come protagonista una donna ucraina che, per una serie di vicissitudini, si troverà a lavorare come governante per un boss siciliano. Ci racconti qualcosa di più sul tuo personaggio?
R: Sono la figlia di questo boss che esce di galera dopo 15 anni. Lei è una ragazza abituata a vivere da sola senza nessun obiettivo nella vita e si ritrova a dover riallacciare i rapporti con un padre che fondamentalmente non ha mai conosciuto. Sono una ragazza madre che ha un figlio di un genere indefinito. E questo tema viene raccontato in maniera del tutto naturale, come dovrebbe essere. Koza Nostra non è la solita commedia, è una commedia intelligente che tratta delle tematiche familiari molto forti ma in una chiave molto spensierata. Racconta la storia di queste persone totalmente disagiate in una chiave comica in cui la mafia fa solamente da cornice.
D: Il film è stato girato diversi mesi prima di quanto sta accadendo adesso in Ucraina. C’è qualche aspetto della cultura di questo Stato che ti ha affascinato e che hai conosciuto girando il film?
R: Irma Vitovska, l’attrice protagonista del film, è una donna con una caparbietà e una forza incredibili e queste cose erano evidenti già dal primo giorno di riprese. La cosa che ho subito percepito è questo attaccamento fortissimo al proprio popolo e alla propria terra. Io personalmente non pensavo che si potesse essere così legati alla propria terra. Tra l’altro lei, ora che ci siamo incontrati per la conferenza stampa, ci ha portato un sacco di regali dall’Ucraina come delle uova di Pasqua tipiche dipinte da loro. Sono un popolo davvero unico. C’è un patriottismo esagerato ma nell’accezione positiva del termine.
D: Non ti chiedo se è più difficile far ridere o far commuovere ma ti chiedo: è più difficile restare concentrati e non ridere durante una scena comica o una drammatica?
R: Per me è più difficile non ridere durante una scena comica. Durante le riprese di questo film c’erano delle scene esilaranti in cui è stato parecchio complicato non ridere.
D: Alla tua passione per la recitazione hai unito tanto studio presso diverse scuole. Per la formazione di un buon attore in che percentuale pensi incidano talento e istinto e in che percentuale lo studio?
R: Il talento e l’istinto se non li coltivi con lo studio non verranno mai fuori. Il talento può essere evidente ma senza una conoscenza non può venir fuori.
D: Hai da poco curato la regia del tuo primo cortometraggio, intitolato Nica, di cui sei anche sceneggiatrice. Come è stata questa esperienza?
R: Ho scritto questo cortometraggio 3 anni fa e successivamente ho frequentato un’Accademia di sceneggiatura. Anche in questo caso lo studio è stato molto importante perché l’ho scritto totalmente di getto ma non aveva alcuna forma tecnica. Questa Accademia mi ha curato tantissimo anche la parte creativa. Stare dietro è stato per me fondamentale in quanto io amo la direzione degli attori. Mi ha fatto capire quanto sia importante prendersi cura di questi esseri umani totalmente fragili, come gli attori. Il cinema è un lavoro di squadra ma davanti alla cinepresa ci sono degli esseri umani che devi saper curare.
D: Ti senti più a tuo agio davanti o dietro una macchina da presa?
R: Sono due cose totalmente differenti. Io in questo periodo voglio sperimentare, non mi voglio etichettare o definire in nulla.
D: Una storia che non è stata raccontata e che ti piacerebbe raccontare?
R: Penso che in Italia non si riesca a raccontare delle storie semplici e quotidiane. C’è sempre un voler dimostrare che per fare un film bisogna creare o costruire chissà cosa. Il mio obiettivo, se ho la possibilità di poterlo fare, è raccontare la quotidianità.
D: Vista questa tua ‘doppia anima’ ti chiedo quale attore internazionale ti piacerebbe dirigere e da quale regista ti piacerebbe essere diretta?
R: Il regista da cui vorrei essere diretta è Emanuele Crialese. Per me è un punto di riferimento dal punto di vista cinematografico, lui in Italia è quello che riesce a raccontare di più la quotidianità. Un attore che mi piacerebbe poter dirigere invece è Javier Bardem.
D: Tra i tuoi progetti futuri c’è anche l’uscita del primo film da regista di Giuseppe Fiorello, intitolato Stranizza d’amuri. Come è stato lavorare con lui?
R: Per me è diventato una figura fondamentale, abbiamo creato un rapporto bellissimo al di fuori del set. Mi ha dato la possibilità di poter costruire insieme un personaggio che in sceneggiatura non era venuto fuori. Lo ringrazio in maniera profonda per quello che abbiamo fatto insieme. È un regista eccezionale perché sa cosa vuol dire interpretare un personaggio.
D: La tua serie tv preferita in assoluto?
R: I Soprano! Sono molto legata ai rapporti familiari. Questo modo di raccontare un boss mafioso attraverso la terapia e l’analisi mi ha fatto impazzire. È geniale.