L’attrice di How to Get Away with Murder e premio Oscar Viola Davis riconosce: “Mi chiamano la Meryl Streep nera ma a conti fatti valgo molto meno”.

Stanno facendo molto discutere le ultime parole rilasciate da Viola Davis nel corso di un’intervista a Women in the World. L’attrice protagonista di sei stagioni di How to Get Away with a Murder e premio Oscar nel 2017 per Barriere si è esposta in merito ai presunti favoritismi dei bianchi nel mercato cine-televisivo.

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Parlando della sua pluripremiata carriera sul piccolo e sul grande schermo, nonché dei costanti tributi di stima che riceve da destra e da manca, Viola Davis ha denunciato che ciononostante il settore continua a valutarla o a retribuirla molto meno di quanto faccia a parole.

“Ho vinto l’Oscar, ho vinto l’Emmy, ho vinto due Tony Awards. Ho lavorato a Broadway, ho lavorato nell’off-Broadway, ho lavorato in televisione, ho fatto film, ho fatto davvero di tutto.

La mia carriera si può probabilmente mettere a confronto con quella di una Meryl Streep, di una Julianne Moore o di Sigourney Weaver. Gente che è uscita da Yale, dalla Julliard, dalla New York University. Tutte hanno fatto il mio stesso percorso, – continua Viola Davis – ma ancora io non sono neanche lontanamente vicino a loro. Non lo sono per quel che riguarda il denaro, le opportunità di lavoro… Neanche lontanamente.

Eppure ricevo di quelle telefonate in cui le persone mi dicono ‘Tu sei la Meryl Streep nera… Non c’è nessuno come te’. Va bene, se non c’è nessuno come me e tu pensi una cosa del genere, allora mi paghi per quel che valgo. Mi dai quanto mi spetta”.

Viola Davis si racconta a Women in the World

La crisi dei privilegi “bianchi” nell’era di George Floyd

Le dichiarazioni di Viola Davis fanno in questo eco a quelle di molti altri artisti afro-discendenti o più in generale neri, che specialmente a seguito della morte di George Floyd hanno denunciato le discriminazioni nel mondo dello spettacolo.

Le piattaforme di streaming hanno scelto di selezionare con maggiore criterio i loro contenuti, per non esporre gli utenti a messaggi fuorvianti o retrogradi, veicolati da produzioni legate a una cultura frusta. In questo scivolando anche su casi come quelli di Via col vento o su diversi altri tentativi di correggere un passato troppo lontano. Ma persino un’attrice bianca come Lena Dunham (American Horror Story) ha riconosciuto di aver fatto carriera anche grazie al fatto di non appartenere a un’etnia nera.

Sembra insomma che finalmente l’America sia sul punto di superare una volta per tutte gli ostacoli finora frappostisi all’esperienza lavorativa o di vita d’una parte significativa della sua popolazione. Duole solo constatare che fosse necessario un evento drammatico come la morte di Floyd perché il malcontento esplodesse in proteste tanto efficaci.