Il protagonista di 13 Reasons Why Dylan Minnette pensa a un’ipotetica stagione 5 della serie Netflix con Clay in quarantena: ecco di cosa si tratta.

Dylan Minnette ha interpretato il personaggio di Clay Jensen per quattro stagioni del controverso 13 Reasons Why, che quest’anno ha chiuso definitivamente i battenti. Nell’era della TV che ama revival e reboot, tuttavia, è impossibile non interrogarsi su un eventuale ritorno della serie. Così l’attore, famoso anche per la sua apparizione nell’ultima stagione di Lost, vi ha riflettuto durante una conversazione virtuale con Variety. Se agli autori venisse mai in mente di tornare in onda con una stagione 5 di 13 Reasons Why, Dylan Minnette avrebbe un’idea precisa su cosa far fare al suo Clay.

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“Clay sta passando la quarantena con i suoi genitori a Evergreen County. Finalmente credeva di voltare pagina e di andare all’Università, invece finisce per restare bloccato in casa. E penso che vivrebbe con il fantasma di Justin, quello di Bryce, di Montgomery e di Hannah.

Sarebbe tutto ambientato in una stanza e… Cavoli, avremmo dovuto proprio farlo!”.

Quella del ventitreenne non era nient’altro che un’ipotesi sciocca, giocata sugli effetti che l’epidemia da Coronavirus ha avuto su tutti noi e anche sul mondo delle serie TV. Nel ricominciare a girare, alcune di esse non potranno ignorare un cambiamento radicale come la nuova simbiosi con le mascherine o la drastica imposizione del distanziamento sociale. Così sarebbe costretto a fare anche 13 Reasons Why 5, nella lontana eventualità di una continuazione.

Perché una quinta stagione di 13 Reasons Why sarebbe troppo

Più che lontana, l’eventualità di una stagione 5 di 13 Reasons Why appare al momento lontanissima. Anzitutto perché la serie, così interessante pur nel suo essere al tempo stesso controversa sin dall’esordio, sembrava aver già esaurito se stessa con il secondo ciclo di episodi. Ma soprattutto per il fatto che, stirate fino alla quarta stagione, le vicende dei personaggi della Liberty High hanno stancato perfino i più affezionati.

Dall’impostazione impegnata volta a sensibilizzare su temi delicati come il suicidio e le molestie sessuali, Tredici ha finito per assumere le fattezze di un qualunque teen drama. Le questioni di rilevanza sociale, dal bullismo alle stragi scolastiche, sono scadute in meri espedienti narrativi per creare un minimo di mistero senza avere la stessa efficacia della vicenda di Hannah Baker.

L’ultimo arco del racconto, poi, ha deluso anche i residui spettatori in tutto il mondo. Il personaggio di Justin (spoiler!) è stato infatti eliminato, trattando peraltro superficialmente la questione AIDS-HIV. Quello di Bryce, responsabile della morte di Hannah e di molti altri abusi, ha quasi subito un’ingiustificata riabilitazione.

Nell’America lacerata da accesissime battaglie sociali, certi sviluppi non potevano che rivelarsi deleteri, anche per un racconto di fantasia…

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